Studi di coorte o su grandi popolazioni

17° CROI: SAN FRANCISCO, 16-19 FEBBRAIO 2010. D:A:D, Athena, coorte canadese, NCI, Eurosida, HERS, USVAACS, Kaiser, COHERE

D:A:D (Petoumenos K et al, abs 124) – Coinvolge 33.000 pazienti. Dall’analisi presentata emerge che le persone con HIV fumatrici hanno un rischio di sviluppo di eventi cardiovascolari importanti significativamente più alto rispetto a coloro, sempre HIV-positivi, che non hanno mai fumato, ma il rischio diminuisce, col passare del tempo (almeno 3 anni), nel momento in cui si smette. Tuttavia, analizzando ‘tutte le cause di morte’, è emerso che il rischio morte è sì più alto nei fumatori, ma non così tanto come ci si attendeva (paragonato a possibili eventi clinici, per esempio). Gli ex-fumatori hanno lo stesso rischio morte dei non fumatori, ma tra quelli che hanno smesso di fumare durante lo studio, l’aumentato rischio non è diminuito in modo proporzionale (si parla di inconsistenza, anche analizzando gli over 50). Altro dato inatteso: i non fumatori muoiono di più per cause AIDS-correlate, mentre i fumatori e gli ex-fumatori muoiono per altre cause. Chi smette di fumare, inoltre, ha un aumentato rischio di sviluppare tumore non AIDS correlato. Infine, un’altra analisi molto discussa e criticata della stessa coorte (Worm S et al, abs 127) fa emergere che alti trigliceridi aumentano il rischio di infarto del miocardio dell’11%, indipendentemente da altri fattori di rischio quali colesterolo totale, LDL, HDL. Essendo l’11% un aumento piccolo, secondo i ricercatori fibrati a acidi nicotinici non dovrebbero avere impatto sul’incidenza dell’infarto.

Athena – Una prima analisi coinvolge 3071 pazienti naive seguiti dal 1998 (van Lelyveld S et al, abs 714). Emerge che i pazienti con CD4 < 200 cellule all’ingresso hanno più nuove diagnosi di eventi cardiovascolari e cancro non-AIDS correlato rispetto a persone con CD4 maggiori e sempre tra questi pazienti, i più anziani, coloro che hanno avuto un basso Nadir, coloro che hanno usato più NNRTI sono anche coloro che non recuperano CD4 dopo 2 anni di terapia virologicamente efficace. Una seconda analisi coinvolge 6440 pazienti naive che in 48 settimane hanno raggiunto viremia non rilevabile (Zhang S et al, abs 503). Emerge che la rilevazione di picchi di HIV RNA sopra le 400 cp/ml, in pazienti di norma con viremia soppressa, sono predittivi di malattie cardiovascolari, mentre il basso numero di CD4 (< 200) lo è di malattie renali ed epatiche. Una terza analisi (van Sighem Gras L et al, abs 526) su 4612 pazienti conclude che le persone con HIV senza malattia sintomatica hanno la stessa aspettativa di vita della popolazione generale, tuttavia gli stessi ricercatori avvertono che il periodo di follow-up è breve rispetto al numero atteso di anni vissuti.

Coorte Canadese (Hull M et al, abs 504) – L’insorgenza di viremia, anche a bassi livelli, in corso di terapia efficace, quadruplica il rischio di morte rispetto a coloro che presentano blips viremici (ossia ricomparsa della viremia a basse copie e per brevissimi periodi). E’ quanto emerge da questa coorte che coinvolge 1674 pazienti.

Studio del NCI (National Cancer Institute, Shiels M, abs 757) – La maggior parte dei tumori non-AIDS correlati non sono diagnosticati in età più giovane nelle persone con HIV/AIDS, rispetto alla popolazione generale. I dati emergono dall’enorme database (338.000 persone) dell’NCI. Solamente nei casi di Sarcoma di Kaposi, linfoma non-Hodgkin, cancro anale e ai polmoni l’età d’insorgenza, corretta opportunamente tramite aggiustamenti statistici comparativi, è risultata leggermente inferiore. Per spiegare questo dato per alcuni di questi tumori, secondo i ricercatori, si possono ipotizzare anche fattori specifici ambientali riguardanti le persone con HIV: ad esempio il fatto che essi iniziano a fumare prima.

Eurosida (Kirk O, abs. 107LB) – L’esposizione cumulativa a tenofovir, atazanavir, lopinavir, indinavir, i tumori non-AIDS correlati e la coinfezione con epatite C aumentano il rischio di sviluppo di malattie renali croniche. Su darunavir, etravirina, raltegravir, maraviroc, tipranavir non è possibile esternare in quanto sono farmaci in commercio da più breve tempo.

HERS (HIV Epidemiologic Research Study – Blackard J, abs 681) – L’analisi di 1227 donne con HIV (senza epatiti, non bevitrici di alcol e non in terapia) ha mostrato un legame tra l’indice di fibrosi (FIB-4) e l’alta carica virale.

USVAACS (United States Veterans Administration Aging Cohort Study – Sigel K et al, abs 30) – Coinvolti in questa analisi 3707 persone con HIV e 9980 controlli HIV negativi, seguiti per una media di 8 anni. E’ emerso che, in merito ai fattori di rischio per il tumore al polmone, il fumo supera largamente la sieropositività. In un’altra analisi (Sico J et al, abs 668) è l’infezione da HIV, con o senza HCV, ad aumentare il rischio di infarto. In caso di coinfezione HIV/HCV, questo rischio raddoppia.

Studio ricercatori della Kaiser Permanente – California (Silverberg M et al, abs 28) – Questo studio su 20227 persone con HIV e 202313 controlli HIV negativi, ha mostrato che bassi CD4 (< 200 cellule) sono associati ad un aumento del rischio di sviluppo di tumore ai polmoni, alla bocca e alla gola. Per il tumore all’ano e linfoma di Hodgkin, il rischio è aumentato indipendentemente dal numero di CD4.

COHERE (Lewden C et al, abs 527) – Questo studio su 80642 pazienti, di cui il 30% donne, ha mostrato che portare i CD4 sopra le 500 cellule e tenerli sopra questo livello per almeno tre anni, fa equivalere il rischio morte in uomini sieropositivi (che non utilizzano droghe iniettive) a quello della popolazione generale. Non è così per le donne.