L’epidemia di Aids continua ad aggravarsi

Nel 2003 cinque milioni di persone hanno contratto l’infezione. Lo sottolinena il “rapporto sull’epidemia mondiale di Aids 2004″ reso noto ieri dall’UnAids.Il “Rapporto sull’epidemia mondiale di Aids 2004” pubblicato come preludio alla 15esima conferenza internazionale sull’Aids che si terrà dall’11 al 16 luglio a Bangkok, mette in evidenza gli ultimi parametri osservati nell’epidemia. E presenta per la prima volta delle stime riviste per i precedenti anni, permettendo di affinare l’analisi della situazione, sottolinea l’UnAids.

Secondo il Programma comune delle Nazioni unite sull’Hiv-Aids, il numero di persone sieropositive è aumentato di cinque milioni nel 2003, una cifra maggiore rispetto a tutti gli anni precedenti. Se la regione più colpita resta di gran lunga l’Africa, si osserva un radicamento del virus in Asia, il continente più popolato del mondo, dove lo scorso anno 1,1 milioni di persone sono state infettate dal virus.

“L’epidemia si propaga rapidamente in questa regione con forti aumenti in Cina, in Indonesia e in Vietnam”, sottolinea il rapporto dell’agenzia dell’Onu. In Asia, che ospita il 60% della popolazione del globo, l’epidemia ha “delle implicazioni in tutto il pianeta”, si legge ancora nel documento.

Si ritiene che 7,4 milioni di persone abbiano contratto l’Hiv nella regione. L’epidemia in Asia resta in larga misura limitata ai tossicomani, agli omosessuali, agli uomini e alle donne che si prostituiscono, alla loro clientela e ai loro partner occasionali. L’India con 5,1 milioni di persone infettate, è il secondo Paese più colpito dall’epidemia nei termini del numero di individui infetti dall’Hiv, dopo il Sudafrica. “L’Asia è messa di fronte a delle scelte vitali per prevenire l’esplosione di una catastrofe dovuta all’Aids nella regione”, avverte il dott. Peter Piot, direttore esecutivo di OnuAisd. “Nonostante i progressi realizzati nell’aumento dell’accesso ai trattamenti contro l’Hiv nel corso degli ultimi due anni, l’epidemia continua a guadagnare terreno rispetto alla risposta mondiale”, deplora Piot.

Dalla conferenza internazionale di Barcellona sull’Aids nel 2002, più di nove milioni di persone sono state infettate e sei milioni sono morte per la malattia. Il numero di persone che convivono con l’Hiv è passato dai 35 milioni del 2001 ai 38 milioni del 2003. L’anno scorso, circa tre milioni di persone sono decedute in seguito all’Aids, il che equivale a più di 20 milioni di morti da quando furono identificati i primi casi della malattia nel 1981.

La situazione resta drammatica nell’Africa sub-sahariana, la regione più colpita, con tre milioni di nuovi casi l’anno scorso e circa 25 milioni di individui infettati dal virus. “L’Africa sub-sahariana non ospita più il 10% della popolazione mondiale ma circa due terzi del totale delle persone infettate dall’Hiv”, sottolinea il rapporto. Inoltre, il 75% dei decessi per Aids nel mondo nel 2003 si sono verificati in questa regione con una percentuale che tradotta in cifre significa 2,2 milioni di morti.

In Europa orientale e in Asia centrale, l’Aids continua a estendersi, con circa 1,3 milioni di persone sieropositive. La Russia è uno dei Paesi più colpito della regione.

Le infezioni sono tuttavia in aumento anche negli Stati Uniti e in Europa occidentale. “Negli Stati Uniti si stimano a 950.000 le persone sieroposite contro le 900.000 del 2001”, evidenzia il raporto, precisando che la metà delle nuove infezioni contratte in questi ultimi anni interessano la popolazione di colore. “In Europa occidentale, 580.000 persone convivono con l’Hiv contro le 540.000 del 2001”, si legge ancora nel rapporto.

In America latina, circa 1,6 milioni di persone sono infettate e “l’epidemia è concentrata nelle popolazioni esposte ad un elevato rischio d’infezione”.

L’agenzia dell’Onu stima che 20 miliardi di dollari (16,2 miliardi di euro) saranno necessari da qui al 2007 per lottare contro l’epidemia nei Paesi a basso e medio reddito. “Fino a quando non riconosceremo l’Aids come il problema del nostro tempo in materia di sviluppo e di sicurezza, non riusciremo ad avere ragione dell’epidemia”, sostiene ancora Piot nel documento.