I Pensieri Stupendi di Mario Mieli

È stata una scommessa vinta quella di organizzare una giornata di studi su Mario Mieli (intitolata appunto Pensieri Stupendi), ma non era affatto scontato che l’iniziativa riuscisse bene come è riuscita.L’idea è nata con la ripubblicazione del saggio “Elementi di critica omosessuale” con la Feltrinelli, uscito da pochi mesi. Il testo, la tesi di laurea in filosofia dell’allora 25enne Mario, venne pubblicato una prima volta da Einaudi nel 1977. Quel libro, la massima espressione teorica delle analisi e delle rivendicazioni del movimento gay italiano, insuperato fino ad oggi, ha rappresentato moltissimo per le avanguardie nella lotta di emancipazione omosessuale. La domanda che si sono posti gli organizzatori (il Circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli”, che ha ottenuto il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, e l’uso di una prestigiosa sala nel Museo di Roma in Trastevere) è stata: quale eredità ci lascia oggi Mieli, ha senso parlare oggi di gaio comunismo, di com-battere la Norma, di transessualismo come superamento di ruoli imposti, di universalità del desiderio omosessuale?A discutere di questo, coordinati da Francesco Gnerre, sono intervenuti Tommaso Giartosio, Corrado Levi, Porpora Marcasciano, Massimo Mazzotta, Andrea Pini, Rossana Praitano, Gianni Rossi Barilli, Giampaolo Silvestri, Simonetta Spinelli, Dario Trento, Helena Velena e gli studenti dei gruppi Antagonismo Gay (Bologna) e Queeringsapienza (Roma). La ricchezza degli interventi, la pluralità di interpretazioni, di domande e di risposte, il coinvolgimento dei presenti, hanno dato il segno di quanto sia ancora vivo e stimolante il pensiero che Mieli, morto suicida a 31 anni nel 1983, ci ha lasciato. Come ha concluso Gnerre, la lunga giornata di lavoro (dalle 11 di mattina alle 19.30 del pomeriggio) non ha dato risposte conclusive, come era prevedibile, ma ha lasciato un ricco dibattito aperto sul chi siamo e sul dove stiamo andando. Erano davvero molti anni che persone così diverse per formazione, generazione, identità, collocazione politica non si incontravano per discutere pacatamente e in profondità, senza alcun obbiettivo politico o organizzativo immediato, di alcuni nodi che riguardano da vicino il nostro essere GLT.