Don Ciotti “sulle droghe complice anche lo stato”

In un ‘intervista a
Famiglia
Cristiana
” Don Luigi Ciotti, da sempre impegnato sulla frontiera durissima della lotta agli stupefacenti, denuncia che si parla poco di droghe come alcol, fumo e gioco d’azzardo perchè queste droghe sono legali e che «Gli sforzi per contenere questi consumi da parte dello Stato sono spesso inefficaci e, di fatto, complici.»Don Ciotti lancia l’allarme spiegando che ormai non ci sono più solo le droghe tradizionali, ma che le maggiori insidie arrivano dagli stupefacenti sintetici e dalle dipendenze legali troppo sottovalutate. Schiavitù piccole e grandi da sostanze e comportamenti, gesti apparentemente innocui e occasionali che nell’abitudine diventano trappole mortali e spiega perché l’equazione “dipendenza uguale droga” è riduttiva e fuorviante: «L’eroina è la droga meno consumata, ma colpisce l’immaginario collettivo perchè assorbe interamente la vita della persona. Il suo valore simbolico distoglie l’attenzione da altri comportamenti analogamente regolati da differenti oggetti del desiderio: altre dipendenze legali o illegali, l’abuso di psicofarmaci, la dipendenza da cibo che rende obesi gli occidentali, hanno costi sociali più alti perche’ molto più diffusi». “L’alcol è una droga legale e il gioco d’azzardo è consentito in una grande varietà di comportamenti. Gli sforzi per contenere questi consumi da parte dello Stato sono spesso inefficaci e, di fatto, complici: la tassa sugli alcolici è un introito per lo Stato. Molte lotterie, a cominciare dal Bingo, sono strumenti di tassazione indiretta. La pubblicità degli alcolici, ancora dilagante, nonostante il dissenso di molte associazioni che operano nel contrastare le negative conseguenze del bere, rivela la potenza
degli interessi economici». Parlando di “droghe leggere”, Don ciotti asserisce:«Ecstasy, anfetamine, acidi e cocaina sono droghe pesanti. Per droghe leggere possiamo intendere hashish e marijuana. Senza dimenticare che può insorgere un uso “pesante” delle droghe leggere, quando si consumano abitualmente, riducendo progressivamente le aree di interesse per la persona. Fermarsi alla pericolosità di una sostanza, senza indagare le tante ragioni che portano ormai moltissimi ragazzi a consumarla, è però un atteggiamento fuorviante. Rischia di non farci incontrare il mondo dei ragazzi. Dobbiamo
preoccuparci di ciò che il consumo rappresenta. In molte dipendenze, fattori personali, relazionali, ambientali fanno sì che il rifugio nella droga appaia, al momento, l’unico sollievo. In questi casi, agire sul sintomo, senza contrastare le cause, è poco utile». Egli ammonisce inoltre che «Il giovane
che ingoia ecstasy il sabato sera non si riconosce affatto nell’eroinomane che fa vita di strada. Il consumo delle nuove droghe è un fenomeno molto legato all’età, ai contesti del divertimento, alle mode. È importante mettere a fuoco che i nostri ragazzi comunicano, anche con questi stili di vita. Per prevenire i rischi legati allo sballo dobbiamo fare tre cose: investire in un grande sforzo
educativo per mettere in grado i giovani di fruire del tempo libero in modo più costruttivo; conoscere i contenuti chimici delle sostanze sul mercato per consentire ai medici un soccorso efficace; essere presenti nei luoghi in cui si
“sballa”, per prevenire i pericoli immediati (colpi di calore, incidenti d’auto, manifestazioni di violenza…). Sottolinea che il bisogno di “sballare” si
potrebbe definire una «dipendenza psicologica da un’unica modalità di divertirsi, di relazionarsi con gli altri. Conta molto il bisogno di appartenere
al gruppo che impone di adeguarsi. Non è questione di dipendenza fisica. È un problema di rapporti tra coetanei, di “valori” praticati dal gruppo di riferimento» e che è « importante fornire loro un’informazione corretta, non ipocrita né solo allarmistica, come quella che nega gli effetti delle sostanze che dai ragazzi invece vengono apprezzati positivamente. All’informazione deve
seguire una formazione cui concorrano tutte le agenzie educative. Senza dimenticare che i valori non si trasmettono a parole, ma si testimoniano con gli esempi, coerenti e credibili, che il mondo degli adulti sa esprimere». Infine
Don Ciotti consiglia ai genitori di evitare due errori opposti: «non etichettare il figlio come drogato al primo spinello, non sottostimare il problema perché tanto lo fanno tutti. Bisogna andare a fondo, ripensare gli spazi di ascolto, di
dialogo esistenti, per provare a cambiare o a correggere il modo di stare insieme». sociali più alti perche’ molto più diffusi». «L’alcol è una droga legale e il gioco d’azzardo è consentito in una grande varietà di comportamenti. Gli sforzi per contenere questi consumi da parte dello Stato sono spesso inefficaci e, di fatto, complici: la tassa sugli alcolici è un introito per lo Stato. Molte lotterie, a cominciare dal Bingo, sono strumenti di tassazione indiretta. La pubblicità degli alcolici, ancora dilagante, nonostante il dissenso di molte associazioni che operano nel contrastare le negative conseguenze del bere, rivela la potenza degli interessi economici». Parlando di “droghe leggere”, Don ciotti asserisce:«Ecstasy, anfetamine, acidi e cocaina sono droghe pesanti. Per droghe leggere possiamo intendere hashish e marijuana. Senza dimenticare che può insorgere un uso “pesante” delle droghe leggere, quando si consumano abitualmente, riducendo progressivamente le aree di interesse per la persona. Fermarsi alla pericolosità di una sostanza, senza indagare le tante ragioni che portano ormai moltissimi ragazzi a consumarla, è però un atteggiamento fuorviante. Rischia di non farci incontrare il mondo dei ragazzi. Dobbiamo preoccuparci di ciò che il consumo rappresenta. In molte dipendenze, fattori personali, relazionali, ambientali fanno sì che il rifugio nella droga appaia, al momento, l’unico sollievo. In questi casi, agire sul sintomo, senza contrastare le cause, è poco utile». Egli ammonisce inoltre che «Il giovane che ingoia ecstasy il sabato sera non si riconosce affatto nell’eroinomane che fa vita di strada. Il consumo delle nuove droghe è un fenomeno molto legato all’età, ai contesti del divertimento, alle mode. È importante mettere a fuoco che i nostri ragazzi comunicano, anche con questi stili di vita. Per prevenire i rischi legati allo sballo dobbiamo fare tre cose: investire in un grande sforzo educativo per mettere in grado i giovani di fruire del tempo libero in modo più costruttivo; conoscere i contenuti chimici delle sostanze sul mercato per consentire ai medici un soccorso efficace; essere presenti nei luoghi in cui si “sballa”, per prevenire i pericoli immediati (colpi di calore, incidenti d’auto, manifestazioni di violenza…). Sottolinea, inoltre, che il bisogno di “sballare” si potrebbe definire una «dipendenza psicologica da un’unica modalità di divertirsi, di relazionarsi con gli altri. Conta molto il bisogno di appartenere al gruppo che impone di adeguarsi. Non è questione di dipendenza fisica. È un problema di rapporti tra coetanei, di “valori” praticati dal gruppo di riferimento» e che è « importante fornire loro un’informazione corretta, non ipocrita né solo allarmistica, come quella che nega gli effetti delle sostanze che dai ragazzi invece vengono apprezzati positivamente. All’informazione deve seguire una formazione cui concorrano tutte le agenzie educative. Senza dimenticare che i valori non si trasmettono a parole, ma si testimoniano con gli esempi, coerenti e credibili, che il mondo degli adulti sa esprimere».
Infine Don Ciotti consiglia ai genitori di evitare due errori opposti: «non etichettare il figlio come drogato al primo spinello, non sottostimare il problema perché tanto lo fanno tutti. Bisogna andare a fondo, ripensare gli spazi di ascolto, di dialogo esistenti, per provare a cambiare o a correggere il modo di stare insieme».