Vaccino per l’HIV/AIDS? E’ ora di investire

Editoriale di Nadir Onlus. I primi, seppur timidi, risultati di un vaccino per prevenire l’infezione da HIV si sono finalmente visti. Parliamo di un 31.2% (risultato statisticamente significativo) di protezione dall’infezione.
Quale prodotto vaccinale è stato usato? Si tratta di una somministrazione, in sequenza, di due prodotti differenti. Il primo (detto ‘prime’) è chiamato ALVAC ed è prodotto dalla azienda Sanofi-Pasteur. Il secondo (detto ‘boost’) è chiamato AIDSVAX B/E ed era stato originariamente sviluppato dalla azienda VaxGen ed è ora un prodotto in licenza alla ‘Global Solutions for Infectious Diseases’ (un consorzio ‘no-profit’che opera nel settore della salute pubblica globale i cui membri erano operanti proprio in VaxGen. Obiettivo: sviluppo di vaccini contro malattie infettive ad uso, specialmente, nei paesi in via di sviluppo). La somministrazione in sequenza ‘prime-boost’ dei due prodotti vaccinali ha dunque dato una protezione del 31.2%. I partecipanti allo studio sono state 16000 persone tailandesi (uomini e donne) dai 18 ai 30 anni. Tutta la logistica e l’operatività del complesso studio è stata affidata ai militari statunitensi e il finanziamento ai governi americani e tailandesi.

Che cosa è emerso? Non è ancora nota la ragione di ‘come mai’ questa combinazione abbia parzialmente funzionato (i risultati sui singoli prodotti, infatti, erano stati deludenti). Inoltre, analizzando in profondità i risultati del test, è emerso che le persone infette da HIV – nonostante la somministrazione del vaccino – avevano nel sangue la stessa quantità di virus e riportavano gli stessi danni al sistema immunitario dei pazienti non sottoposti al vaccino, ma al placebo. Questo significa che il vaccino contribuisce in parte a prevenire la malattia, ma non ha alcuna efficacia una volta che il virus si trova nel corpo (ossia non ha alcun ruolo ‘terapeutico’). Scopriremo nei prossimi mesi – forse – dettagli più approfonditi, non appena saranno divulgati i dati nella loro completezza.

Quali considerazioni? Alcuni successi sono indubbi, primo tra tutti l’organizzazione e il finanziamento. Abbiamo infatti compreso come sia possibile condurre degli studi così complessi con una organizzazione ‘militaresca’, ma precisa (pensiamo, ad esempio, al trasporto dei campioni per le analisi, operata da aerei militari). Secondo successo, abbastanza scontato, abbiamo anche scoperto che, quando i ‘governi’ ci mettono i soldi (e quanti soldi!), questi studi si possono fare. Terzo successo: dopo gli ‘zero%’ di efficacia dei passati tentativi, vedere un ’31.2%’, francamente, commuove. Quarto successo: il forte e fondamentale impegno nel progetto delle organizzazioni non governative (NGOs), in particolar modo di quelle afferenti alle popolazioni colpite dall’AIDS. In pratica, è stata dimostrata la possibilità di avere un vaccino contro l’AIDS se sono soddisfatte certe determinate condizioni (‘formula a 4’, visti i 4 successi). Quindi la ricerca ‘di un vaccino’ contro l’AIDS non è più una chimera, ma è un progetto possibile, documentato da risultati (seppur parzialmente soddisfacenti) se e solo se adeguatamente sostenuta in termini, di finanziamento, organizzativi e di sostegno delle NGOs.

Cosa potrebbe accadere ora?
Sono ipotizzabili due scenari:

1) Che inizi la cosiddetta ‘corsa’, da parte sia di consorzi pubblici sia di aziende, a ‘chi arriva prima’, ‘chi ne sforna uno migliore’. Tuttavia occorrono tanti soldi.

Chissà mai che, finalmente…:

  • i governi (compreso quello italiano) non decidano di mettercisi sul serio, facendo un buon programma di sviluppo e finanziamento alle numerose iniziative che in tal senso abbiamo anche nel nostro paese, magari correttamente coordinate;
  • si faccia una corretta selezione dei prodotti vaccinali in sviluppo esistenti al mondo (sia con ruolo preventivo che terapeutico) e si costituisse una joint-venture di collaborazione tra pubblico/privato;
  • le tristi lobby, presenti nel settore pubblico e privato, e che in tanti anni non hanno consentito lo sviluppo di un prodotto vaccinale, cambiassero mestiere.

    Nel caso così accadesse, ci permettiamo una raccomandazione:


    ”Cari governi,

    la’ formula a 4’ si è dimostrata giusta. Non inventatevi cose nuove. Piuttosto, cercate di coordinare bene il tutto, valorizzando ciò che abbiamo e armonizzando tutti gli attori della ‘formula a 4’.”

    2) Che tutto questo dispendio di energia, soldi, risorse, organizzazione, persone, cada in un triste dimenticatoio. Che si rinneghi la possibilità di offrire un vaccino preventivo (a tutta la popolazione del pianeta) e/o terapeutico ai milioni di persone con HIV/AIDS. Sarebbe un oltraggio all’umanità, anche perché abbiamo tutti assistito a quello che i governi sono riusciti a fare, mettendo le giuste risorse e organizzazioni, in questi pochi mesi, per lo sviluppo di un vaccino con l’influenza A/H1N1.

    Francamente, e qui Nadir termina, auspichiamo il primo scenario.

    Per citazione: Editoriale di Nadir Onlus. Vaccino per l’HIV/AIDS? E’ ora di investire. 27-09-2009