PREP AMMESSA AL RIMBORSO. MA…

Gazzetta Ufficiale dell’11 maggio 2023

Con Delibera CdA n. 15 del 26 aprile 2023, l’Agenzia Italiana del Farmaco ammette l’indicazione alla rimborsabilità dell’associazione emtricitabina/tenofovir disoproxil per la “Profilassi pre-esposizione (PrEP) al fine di ridurre il rischio di infezione da HIV-1 sessualmente trasmessa in adulti e adolescenti ad alto rischio”.
Si tratta di uno strumento aggiuntivo di prevenzione per le persone HIV-negative che abbiano comportamenti sessuali a rischio elevato ed è una misura di notevole impatto sulla sanità pubblica.

L’Agenzia ha, quindi, accolto la proposta avanzata dalla Sezione per la lotta contro l’AIDS del Comitato Tecnico Sanitario del Ministero della Salute, condividendone l’impostazione generale, i criteri di selezione dei pazienti e la strategia di presa in carico globale.

Lo specialista infettivologo può prescrivere la terapia, subordinandola alla compilazione di una scheda di prescrizione che contiene i criteri di inclusione ed esclusione al trattamento e le principali caratteristiche del programma di presa in carico e monitoraggio. La distribuzione del trattamento avviene unicamente da parte delle farmacie ospedaliere.

Il provvedimento entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Nota di Nadir

Un passo avanti, sicuramente. Le richieste e raccomandazioni fatte dalla community all’AIFA sono state accolte. Parzialmente, però. 

Il decreto definisce che solo le farmacie ospedaliere possono consegnare il farmaco con la ricetta del medico di malattie infettive, mentre riteniamo che sarebbe stato più  efficace attraverso le strutture Check Point, sancite da un precedente Decreto Ministeriale o, meglio ancora, del medico di Medicina Generale. Ci si chiede, infatti, perché mai AIFA e Ministero, pur mantenendo per gli MMG gli obblighi di prevenzione della Salute, non abbiano consentito si occupassero della profilassi dell’HIV. 

Nadir valuta che questa legge confermi un principio di diritto, ma che sia irrilevante per oltre il 60% della popolazione che scopre di avere l’HIV tardivamente in quanto ritiene che accedere al test in ospedale sia fonte di inutili ansie o che semplicemente non ha accesso all’informazione. 

Costringere la persona sieronegativa, che intanto l’AIFA definisce come “paziente” per il solo motivo di essersi sottoposta al test dell’HIV, a ritirare il farmaco all’ospedale costituisce un ostacolo nella promozione della PrEP. Non ci hanno pensato? Nemmeno per essere allineati e coerenti con la rivalutazione del rapporto del cittadino con il centro clinico in seguito all’esperienza della pandemia? 

Alla fine, la persona è costretta a tornare sulla vecchia strada che porta all’ospedale per sbrigare faccende di salute che non meritano la sua presenza sapendo che anche se sana e con l’obiettivo di rimanere tale, diventa un “paziente” di fronte alle istituzioni.