Medici senza Frontiere, Aids e malattie rare

In occasione della manifestazione Roma-Africa promossa dal Comune di Roma dal 15 al 17 aprile, Medici Senza Frontiere è stata invitata a partecipare a diversi eventi sul tema del diritto alla salute.Accanto allo stop al traffico di armi e alla cancellazione del debito, la questione dell’accesso ai farmaci è tra i temi portanti dell’iniziativa. I volontari di MSF da oltre 30 anni assistono migliaia di pazienti in Africa: esseri umani innocenti, vittime di guerre e catastrofi naturali, ma sempre più anche di dinamiche economiche distorte. Proprio per incidere su queste dinamiche – che in nome del profitto di poche industrie occidentali negano a milioni di persone il diritto alla vita – MSF ha lanciato nel 1999 una Campagna per l’accesso ai farmaci essenziali. Forti di questa competenza e dell’esperienza diretta di centinaia di volontari che operano in Africa e in altri paesi poveri, MSF ha deciso di cogliere l’occasione offerta dalla “kermesse” romana per parlare di nuove frontiere nella lotta all’Aids, ma anche per riportare l’attenzione sulle così dette “malattie dimenticate” : malaria, tubercolosi, leshmaniosi, malattia del sonno. Patologie che colpiscono solo i più poveri e dunque non attirano investimenti in ricerca, né in aiuti umanitari.

Lotta all’Aids. Sul fronte della lotta all’Aids, MSF ha deciso di denunciare l’ultima e più recente ipocrisia dei “Big” del mondo che, da una parte annunciano impegni concreti per arginare l’epidemia e dall’altra ostacolano la libera circolazione dei farmaci che potrebbero salvare milioni di vite. Lo scorso primo dicembre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un piano per curare 3 milioni di persone entro il 2005 (3X5). Obiettivo ambiziosissimo se si pensa che dall’inizio dell’epidemia a oggi appena 400mila pazienti nel Sud del mondo hanno ricevuto i farmaci (la stragrande maggioranza di loro vive in un solo Paese,il Brasile). In Africa, il continente più duramente colpito con 2,3 milioni di morti solo l’anno scorso, appena l’1% di coloro che ne hanno bisogno accedono ai farmaci antiretrovirali (ARV). L’importante iniziativa dell’OMS non potrà mai diventa realtà a meno che non si faccia un massiccio uso di farmaci generici: in tutto identici a quelli di marca brevettati dalle multinazionali, tranne che nel prezzo infinitamente più basso. Oltre a essere molto più economici, i generici offrono oggi anche la possibilità di accedere a terapie semplificate: le così dette FDC (fixed dose combinations), che combinano in una sola pillola da assumere 2 volte al dì i 3 principi attivi necessari per combattere l’HIV. La semplificazione delle terapie è riconosciuta da tutti come strumento essenziale per facilitare l’adesione dei pazienti e migliorare i risultati clinici, e questo è tanto più vero quando si parla di contesti con risorse scarse come certamente è l’Africa. Le FDC a base di generici oggi costano circa 270 $ l’anno per paziente (contro i 562 $ dei cocktails a base di farmaci di marca) e richiedono l’assunzione di due sole pillole al giorno (contro le 6 delle terapie di marca). Diverse FDC hanno anche ottenuto il “bollino di qualità” dell’OMS (così detta “prequalificazione”): MSF le usa per gran parte degli oltre 11mila pazienti che segue e i risultati clinici sono eccellenti. Eppure, a più riprese esponenti dell’amministrazione statunitense hanno recentemente affermato che le FDC sono “pericolose” e che la loro qualità è incerta. Secondo MSF si tratta dell’ennesimo tentativo per ostacolare la libera circolazione dei generici con il solo scopo di favorire gli interessi economici delle multinazionali farmaceutiche che hanno sostenuto la campagna elettorale dell’attuale presidente statunitense. Ciò che è più grave è che l’amministrazione Bush, non solo ha varato un piano di aiuti all’Africa da 15 miliardi dollari che subordina la concessione dei finanziamenti all’acquisto di farmaci “made in USA”, ma sta anche di fatto “affossando” l’iniziativa 3X5 dell’OMS negandole qualunque sostegno economico (in questo imitata da quasi tutti gli altri Paesi ricchi).
Se nonostante la disponibilità di farmaci economici e di qualità, il Piano dell’OMS fallirà a causa della strenua difesa degli interessi delle multinazionali farmaceutiche da parte del mondo industrializzato, l’intera comunità internazionale si dovrà assumere la responsabilità di 3 milioni di morti evitabili l’anno.

Malattie trascurate. MSF approfitterà dell’occasione offerta dalla manifestazione Roma-Africa per rinnovare la richiesta a tutte le istituzioni pubbliche (OMS, Governi nazionali, centri pubblici di ricerca, etc) di escogitare nuovi meccanismi per incentivare la ricerca sulle malattie che colpiscono solo i più poveri. Oggi la ricerca medica è delegata quasi completamente alle industrie farmaceutiche, che necessariamente investono solo sulle malattie che colpiscono i pazienti e gli stati ricchi e in grado di pagare (cancro, malattie cardiocircolatorie, ma anche obesità, impotenza, calvizie…). Tra il 1975 e il 1999 nel mondo sono stati sviluppati e approvati 1.393 nuovi farmaci. Di questi solamente 16 (poco più dell’1%) sono mirati alla lotta alle malattie tropicali e alla tubercolosi. Appena il 10% degli investimenti complessivi per la ricerca in medicina sono destinati alle patologie che rappresentano il 90% della morbilità mondiale. Solo per fare un esempio: la Tripanosomiasi africana o malattia del sonno colpisce 500mila persone e ne minaccia oltre 60 milioni in 36 paesi dell’Africa sub-sahariana. L’unico farmaco disponibile per questa malattia è stato sviluppato molti anni fa ed è a base di aresenico: un paziente su 20 muore per i pesantissimi effetti collaterali. Ma anche per la tubercolosi (che uccide 2 milioni di persone l’anno) si utilizzano farmaci sviluppati 40-50 anni fa, ormai inefficaci per l’insorgere di resistenze. Un massiccio impegno per rilanciare una ricerca medica basata sui bisogni di salute pubblica delle popolazioni più svantaggiate e non sui ritorni economici non può più essere rinviato.