Il governo sconfitto sulla sanità

Per un pugno di voti. Le vistose assenze tra i banchi della Casa delle libertà (clamorose quelle di An e Udc) fanno cadere alla camera il governo nella trappola delle pregiudiziali di costituzionalità chieste dal centrosinistra.Nonostante la maggioranza di oltre cento deputati, il centrodestra ha visto affondare per due soli voti un controverso decreto sulla sanità pubblica e sui medici specializzandi. E’ la seconda volta che la Cdl incappa nell’incostituzionalità di una sua legge dopo la riforma Castelli dei tribunali minorili, che fu bocciata dai franchi tiratori in vena di verifica. Di fronte allo stupore dipinto sul volto dei condomini dopo il voto, le opposizioni esultano: «E’ l’ennesimo segnale della crisi nella maggioranza», dicono all’unisono il capogruppo Ds a Montecitorio Luciano Violante e quello del Prc Franco Giordano. In totale sono almeno quaranta, secondo il diessino Piero Ruzzante, le volte in cui il centrodestra è stato sconfitto in parlamento. Un chiaro sintomo di difficoltà. «L’Italia è senza ministro della sanità», accusa Livia Turco della Quercia, «Sirchia si deve dimettere» tuona Rosy Bindi della Margherita. «E’ stata solo una figuraccia», commenta sconsolato il capogruppo leghista Alessandro Cé, che indica i colpevoli in An e Udc (c’era meno della metà dei loro onorevoli…).

«E’ stato un incidente dovuto a leggerezza e dilettantismo», denuncia il relatore della legge Fabio Minoli (Fi). Mentre il ministro Sirchia non sa più a che santo votarsi e accusa l’opposizione di «irresponsabilità». Il testo, bocciato per scarsa «omogeneità», è stato fin dall’inizio al centro delle proteste non solo dei medici specializzandi ma anche delle istituzioni universitarie, poiché prevedeva generosi finanziamenti a nuovi enti scientifici a scapito degli atenei. Il punto più criticato infatti era soprattutto la nuova posizione contrattuale ed economica dei 25mila medici specializzandi italiani, che ieri hanno sfilato a centinaia davanti Montecitorio per chiedere il ritiro della legge. Il governo voleva sostituire i contratti di formazione lavoro già previsti da una legge del 1999 (sollecitata dall’Europa) e mai applicata. Tuttora infatti si continua ad usare lo strumento ridicolo delle «borse di studio»: ferme a 960 euro lorde dal 1992. L’escamotage elaborato dal centrodestra consisteva in una nuova formula: la «formazione specialistica». Un’ipotesi meno onerosa per di più dotata di fondi definiti «irrisori» da tutti i sindacati e le associazioni di categoria. Per questo gli specializzandi universitari sono scesi sul piede di guerra, rifiutando di essere trasformati in «co.co.co. della sanità».

Una condizione che prevede tutti i doveri dei lavoratori subordinati senza avere in cambio nessun diritto o tutela, assimilandoli a lavoratori autonomi. «Chiunque frequenti un ospedale sa che gli specializzandi contribuiscono in tutto e per tutto alla cura dei pazienti, con un lavoro almeno pari a quello del personale dipendente; però non abbiamo tutele, né in caso di malattie né per la maternità», spiega Michele Russo, presidente romano della Federspecializzandi. Secondo Russo l’affondamento del provvedimento è comunque «poco utile» perché quel testo andava emendato, come richiesto dai giovani medici e dall’opposizione, per rendere operativa la legge 368/99. «Ora la situazione negli ospedali è ancora più incerta», avverte Russo. Il Dl 10/04 regolava, tra l’altro, la privatizzazione delle farmacie comunali (già bocciata dalla Consulta) e la nascita del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive e il bioterrorismo, un ente pensato sull’onda dell’11 settembre e della pandemia di Sars che doveva portare, tra l’altro, alla sostanziale militarizzazione dell’ospedale Spallanzani di Roma. Il centro avrebbe dovuto ricevere 89 milioni di euro da qui al 2006. Era previsto inoltre un finanziamento di oltre 20 milioni di euro per l’Istituto nazionale di genetica molecolare (Ingm) di Milano. Il governo pensa ora di ripresentare la parte relativa agli enti scientifici, accantonando quella sui giovani medici.

Intanto la sanità pubblica è al collasso, come denunciano inascoltati tutti i presidenti delle regioni italiane. E il personale continua a scioperare, paradossalmente avallato dallo stesso ministro Sirchia. Ad aprile si ricomincia: il 16 scioperano i medici di famiglia e il 24 tocca alla dirigenza sanitaria e ai medici convenzionati.