FILIPPO SCHLOESSER APRE LO IAS: IN ITALIA TROPPI PROBLEMI

Filippo von Schloesser, in rappresentanza della community, dà il ben venuto ai delegati dell’International AIDS Society. L’Italia è un paese con troppe ombre. Leggi il suo discorso.

Questo il discorso di Filippo von Schloesser:

Sono molto onorato di rappresentare la Comunità delle persone che vivono con HIV alla Sesta Conferenza di patogenesi della IAS e sono grato per l’opportunità di condividere con Voi alcuni pensieri che sono emersi dagli incontri che la Comunità ha svolto in Italia negli ultimi mesi.

Cosa è cambiato dall’ultimo incontro a Cape Town?

Negli ultimi 2 anni, interessanti risultati di studi e un accesso alla terapia allargato ad alcuni paesi hanno mostrato con successo che la terapia non solo previene lo sviluppo dell’immunodeficienza e delle co-morbosità, ma anche la trasmissione dell’HIV.
Il rapporto del 7 luglio del Segretario Generale dell’ONU conferma che le nuove infezioni da HIV stanno diminuendo costantemente del 25% tra il 2001 e il 2009 nel mondo, mentre le persone che ricevono terapia è aumentato di 13 volte.
Mentre facciamo pressione per maggiori ricerche verso la cura, stiamo apprendendo come utilizzare i nuovi strumenti a disposizione di prevenzione.


Al meeting di Alto Livello dell’ONU, 192 stati membri hanno promesso che per il 2015 ci saranno 15 milioni di persone in terapia. Ma, allo stesso tempo, alcuni paesi dell’Unione Europea stanno minacciando l’accesso ai farmaci generici con la negoziazione di un nuovo trattato di commercializzazione.
Ma non raggiungeremo mai 15 milioni di persone in terapia senza farmaci ad un prezzo equo.

Con risorse sufficienti potremmo quasi essere al punto chiave. Ci dobbiamo chiedere infatti: quanto ci manca ad un’era senza HIV?

In questi 30 anni, da quando abbiamo sentito parlare per la prima volta dell’AIDS, la comunità delle persone che vivono con HIV ha combattuto per un posto al tavolo. Abbiamo combattuto per la terapia e per l’accesso universale. Abbiamo chiesto alle industrie farmaceutiche e ai governi di rispondere alle necessità delle persone più vulnerabili ed emarginate. Abbiamo combattuto per i diritti umani per gli omosessuali, per le persone che si prostituiscono, per gli utilizzatori di droghe, per le donne, i transessuali ed altri a rischio di contrarre l’HIV.


Oggi siamo al tavolo, coinvolti attivamente nella costruzione delle agende della ricerca e nell’organizzazione di un evento scientifico di questa portata.

Ma abbiamo ancora molto cammino da fare!

E vorrei che quanto abbiamo ottenuto e le lezioni che abbiamo appreso siano condivisi con il resto del mondo. Vi è bisogno di un forte impegno politico e di sufficienti fondi dal ricco Nord e dalle economie dei paesi emergenti.


Benvenuti in Italia! Dove il governo non ha mantenuto la promessa di contribuire al Fondo Globale. Neppure con un Euro dal 2009! Senza il contributo dei paesi ricchi il Millennium Development Goal non si raggiungerà mai.

La nostra presenza qui riuscirà a convincere il nostro paese a reiniziare il programma di ricerca AIDS italiano affinché la ricerca futura non sia condotta solo grazie agli sforzi e alla buona volontà di finanziatori privati e di scienziati seri?

La nostra presenza qui riuscirà a convincere il nostro paese ad emanare una legge per l’aggravante sui reati omofobici? Atti di violenza contro gli omosessuali sono all’ordine del giorno. Non è difficile comprendere il perché alcuni vivano nella paura di fare il test se il risultato porterà a maggiore discriminazione e stigmatizzazione.

La nostra presenza qui convincerà il nostro governo ad assicurare pari disponibilità di accesso alla terapia nel paese, ove pressioni di bilancio sul sistema sanitario stanno minacciando la buona pratica clinica?

Come altri paesi europei, l’Italia sta perdendo la lotta contro la droga, mettendo in carcere i consumatori insieme agli spacciatori. Non vi è miglior luogo per il fiorire di infezioni come l’HIV e l’epatite C. Mentre i nostri politici vivono nella negazione dell’evidenza, l’Italia deve fare di più. Dobbiamo basare il nostro approccio su interventi basati sull’evidenza scientifica, come la riduzione del danno, e non sull’ideologia. Proprio come è detto nella Dichiarazione di Vienna.

Benvenuti a Roma! Siamo solo a 3 kilometri da un altro paese, il Vaticano, che ancora confonde i metodi provati scientificamente per prevenire le malattie infettive con principi morali e religiosi. Speriamo che la dichiarazione papale di aprire un dialogo sull’uso del preservativo inizi presto perché sentiamo che il Vaticano, così vicino a noi, è lontano dai nostri cuori e dalle nostre menti, lontano dalla nostra visione delle donne e degli uomini contemporanei.
Riuscirà il Vaticano a cogliere l’opportunità di iniziare ad ascoltare la comunità scientifica durante la Conferenza?

I membri della Società Civile italiana hanno realizzato un Forum pochi giorni fa (e nessun rappresentante del governo o politico invitati si è presentato). Il risultato è un documento che abbiamo chiamato “la Dichiarazione di Roma”. Spiega in dettaglio l’impegno delle nostre Associazioni nella lotta contro l’AIDS e e chiede a tutti i governi di rinnovare il proprio impegno al Fondo Globale, agli obbiettivi del Millenium Development e a combattere le ineguaglianze nell’accesso alla salute, ineguaglianze che vanno ben oltre l’HIV, alle determinanti sociali ed economiche della salute.

Vi siamo grati per aver viaggiato ad unirvi con noi in Italia, il paese del Rinascimento. Speriamo che la vostra presenza in Italia porti come frutto un rinascimento di dedicazione dei nostri politici e leaders alla lotta contro l’AIDS. Non c’è più tempo per le dichiarazioni: tutti necessitiamo che l’Italia le trasformi in azioni.

Grazie per l’attenzione, buona Conferenza e buona permanenza nella nostra città bellissima.