Antiproibizionismo Una battaglia di civiltà

La lotta all’antiproibizionismo è sempre stata una battaglia di libertà. E’ il tentativo di affermare il diritto di ognuno e ognuna di scegliere, di decidere ogni aspetto della propria vita, contro le logiche autoritarie che pretendono di ordinare come devi vivere o come devi morire.
Sono tante le forme di proibizionismo che conosciamo: sono quelle che vorrebbero imporre un modello di famiglia, contro la libertà di orientamento sessuale; quelle che impongono l’accanimento terapeutico contro il diritto all’eutanasia; quelle che vorrebbero obbligare le donne a procreare, contro l’utilizzo degli anticoncezionali, o l’uso della pillola RU486, o, quando necessario, il ricorso all’aborto; o, ancora, quelle che stabiliscono per legge che l’uso delle tecniche di procreazione assistita non possono essere consentite a coppie di fatto o a single. Sono quelle logiche autoritarie che vorrebbero normare i comportamenti delle persone. Il proibizionismo legato ai consumi, quello dell’alcool molti anni fa, o quello di stupefacenti ancora oggi, oltre a quella volontà aggiunge una fortissima istanza repressiva. E’ noto ormai da anni: nessun proibizionismo può liberare una persona dalla schiavitù di una droga pesante e tantomeno combattere la criminalità organizzata che da questo mercato trae profitti miliardari. E, infatti, non è certo questo l’obiettivo che sta a cuore ai Fini di turno. Non è un caso che Fini prenda di mira spinelli, e non c’è bisogno di ricordare i benefici della cannabis per sapere che a lui e al governo Berlusconi non interessa la salute delle persone: se questo fosse l’obiettivo le droghe andrebbero depenalizzate e liberalizzate. Invece no, l’obiettivo è una repressione ancora più feroce, di massa, che coinvolgerà soprattutto i giovani. Altre migliaia di persone andranno a riempire ulteriormente le celle di carceri già disumanamente sovraffollate, e in cui i tossicodipendenti rappresentano il 35%. Se a questo governo interessasse la salute delle persone, almeno quella, avremmo una legge per l’indulto, o sarebbe stata approvata la sospensione della pena. Invece, il cosiddetto indultino è stato affossato, le spese sanitarie per le carceri sono state drasticamente tagliate, il personale infermieristico è quasi totalmente precario, e il governo non ha soldi neanche per i nuovi edifici promessi dal ministro Castelli. Una situazione drammatica, cui qualcuno pensa di far fronte con un processo di militarizzazione del personale di polizia penitenziaria. La proposta di Fini viene letta da molti come una uscita elettorale, nella demenziale gara con la Lega; può essere. Ma questo non cambia le conseguenze. La repressione contro l’uso di qualsiasi sostanza stupefacente si inquadra in un contesto già allarmante. Sono tante le leggi liberticide degli ultimi mesi, da quella antiterrorista a quella del 41 bis, alla rispolverata associazione sovversiva per colpire i reati di opinione. Recentemente si è aggiunta la possibilità per i poliziotti di arrestare “in differita” entro le 36 ore per le violenze allo stadio, senza cioè un provvedimento del magistrato. Inoltre, da diverse parti si spinge per abbassare a 12 anni l’età dei minori che possano essere imputabili, sulla scia di un dibattito ormai europeo. Come meravigliarsi, d’altra parte, se gli Stati Uniti possono detenere dei ragazzini nelle prigioni di Guantanamo senza che il mondo si indigni e protesti? Ecco allora che, oggi più che mai, l’antiproibizionismo si configura come una battaglia per le libertà e contro ogni forma di repressione: una vera battaglia di civiltà. Bisogna perciò ripartire con pazienza e con determinazione in un percorso generale, affrontando la questione sul piano culturale, legislativo e di lotta aperta e frontale. E’ su questo terreno che la pratica della disobbedienza civile si può efficacemente esprimere in una dimensione di massa, saldando le istanze di libertà individuali alla voglia di cambiare il mondo, lo stato di cose presenti. Anche da qui, dal diritto a farsi una canna, quel movimento straordinario di giovani che da anni invade le piazze di tutto il mondo, può stabilire connessioni per chiedere giustizia sociale e diritti per tutti, contro la globalizzazione capitalista, contro tutte le guerre