AIDS, lo stato dell’epidemia in Italia

Sono circa 54.200 i casi di Aids notificati (NB: AIDS notificato, non HIV-positività!) in Italia dall’inizio dell’epidemia, secondo i dati relativi al giugno 2004, diffusi dal Centro Operativo antiAids (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità, che ogni sei mesi aggiorna l’epidemiologia della malattia.Sono circa 54.200 i casi di Aids notificati in Italia dall’inizio dell’epidemia, secondo i dati relativi al giugno 2004, diffusi dal Centro Operativo antiAids (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità, che ogni sei mesi aggiorna l’epidemiologia della malattia.

Si stima che 34.179 pazienti siano già deceduti e che le persone viventi con AIDS siano circa 20.000. Questi numeri suggeriscono una certa stabilità nel trend di incidenza della malattia, ha riferito Gianni Rezza, direttore del COA. Quel che cambia invece rispetto al decennio precedente sono le caratteristiche del paziente, soprattutto dei maschi. Il malato di oggi non è più giovanissimo, non è sempre legato al mondo della tossicodipendenza, proviene soprattutto dal Nord, più raramente dal Centro Italia, e ha contratto l’infezione tramite un rapporto sessuale, più spesso tramite rapporti eterosessuali.

Nel 17,5 per cento dei casi si tratta di uno straniero, per lo più proveniente da aree ad alta endemia. L’Aids certo non risparmia le donne, che ricevono la prima diagnosi a 38 anni e il cui numero cresce. Ma l’infezione continua a essere più diffusa tra gli uomini, per i quali la diagnosi avviene in media a 40 anni. Solo in un terzo dei casi riguarda i tossicodipendenti. Ad essere più colpite dall’Aids sono la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Liguria e il Lazio.

I tossicodipendenti rimangono comunque più a rischio, in quanto spesso non sanno di essere sieropositivi, quindi giungono tardi a curarsi. “I nuovi dati confermano una bassa percezione del rischio in particolari strati sociali”, ha affermato Rezza. “In più del 60 per cento dei casi, il paziente riferisce di non aver effettuato alcuna terapia a base di antiretrovirali e ciò avviene in proporzione maggiore fra i tossicodipendenti, che in un caso su due non fanno il test”.

Fonte:ISS