Una lettera a Berlusconi contro i mali del G8

Il G8 che tornerà a riunirsi a Evian dall’ 1 al 3 giugno prossimi deve affrontare l’emergenza sanitaria mondiale che ogni giorno causa 19.000 morti per Aids, tubercolosi, e malaria. Ciascuno di noi può fare qualcosa inviando un email al presidente del consiglio perché convinca i suoi colleghi del G8 a rispettare gli impegni presi. Lo chiedono numerose organizzazioni non governative che denunciano il mancato rispetto degli impegni finanziari presi nel recente passato e si fanno promotrici di un appello perché finalmente si passi dalle parole ai fatti. Le premesse sono tutt’altro che confortanti. Un dossier di Medici senza frontiere ricorda gli obiettivi fissati a Okinawa (Giappone) nel 2000, che prevedevano di ridurre del 25% entro il 2010 le infezioni da Hiv tra i giovani su scala planetaria e addirittura di dimezzare la mortalità e i danni provocati da tubercolosi e malaria. A tre anni di distanza la situazione, anziché migliorare, è peggiorata. I casi di Hiv tra i bambini sono quasi triplicati e il numero complessivo delle persone colpite dal virus è salito da 34 a 42 milioni. Tubercolosi e malaria, invece, non sono aumentate di molto, ma gli effetti di entrambe le malattie si sono fatti più devastanti nelle aree “svantaggiate”, in Africa soprattutto. Dietro a tutto questo non c’è qualche inattesa fatalità o un eccesso di ottimismo nelle previsioni, quanto piuttosto una clamorosa inadempienza da parte dei paesi ricchi nel finanziare i piani da loro stessi approvati per migliorare le cose. Un esempio: il fondo globale per la lotta alle malattie infettive lanciato con grandi clamori al G8 di Genova del luglio 2001 avrebbe dovuto contare su un flusso di finanziamenti tra i 7 e i 10 miliardi di dollari l’anno, ma a tutt’oggi le elargizioni dei paesi donatori sono molto inferiori e gli impegni sottoscritti ammontano a 3,3 miliardi di dollari per il periodo 2001-2008. Inoltre, la parte ricca del mondo non si limita a stringere i cordoni della borsa, ma continua a sostenere il sacrosanto diritto delle multinazionali farmaceutiche a realizzare il massimo profitto possibile dai diritti di proprietà intellettuale sui farmaci necessari a curare le malattie di cui sopra. E’ questa, in particolare, la posizione degli Stati uniti, che non vogliono sentir parlare di deroghe al copyright farmaceutico e affermano che bisogna puntare sul rafforzamento dei “sistemi sanitari” dei paesi poveri (espressione estremamente vaga) anziché sulla riduzione del prezzo delle medicine per renderle più accessibili. Se questo punto di vista, com’è probabile, si rivelasse vincente a Evian, sarà un grosso passo indietro rispetto agli accordi sottoscritti a Doha nel novembre 2001 da tutti i paesi membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), che consentivano una certa flessibilità sui diritti di proprietà intellettuale per tutelare esigenze di salute pubblica. Offrivano, cioè, delle scappatoie per produrrre o importare farmaci generici a costi molto più bassi di quelli “di marca”. Grazie a questi accordi si sono potute concretizzare politiche sanitarie molto efficaci in diversi paesi. Come in Brasile, dove la lotta all’Aids ha fatto registrare successi straordinari attraverso la diffusione di farmaci generici prodotti localmente che hanno dimezzato il tasso di mortalità. Ora tutto rischia di tornare in discussione, e per questo le ong invitano l’opinione pubblica a mobilitarsi. Ciascuno di noi può fare qualcosa. Per esempio inviando una e-mail al nostro presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che di promesse se ne intende, perché convinca i suoi colleghi del G8 a rispettare gli impegni economici a suo tempo strombazzati.

La lettera da inviare a Berlusconi

Alla cortese attenzione
del Presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi
berlusconi_s@camera.it

Maggio 2003

Presidente Berlusconi,

mi rivolgo a lei ricordandole che proprio dal gruppo dei G8 da lei presieduto in occasione del vertice di Genova, nel mese di luglio 2001, è stato lanciato il Fondo Globale per la Lotta all’HIV/AIDS, Tubercolosi e Malaria per mobilitare risorse addizionali destinate alla lotta a queste epidemie nei paesi in via di sviluppo.

Oggi, a soli due anni dalla sua creazione, il Fondo Globale rischia di “morire” per mancanza di soldi. L’Italia si è mostrata più responsabile di altri paesi, rispettando in parte gli impegni presi.

Proprio per questo motivo chiedo oggi a lei e al nostro Paese di continuare ad impegnarsi perché il Fondo Globale realizzi senza ulteriori indugi gli obiettivi con cui è stato avviato.

In particolare, le chiedo di assicurare che:

  • l’Italia rinforzi il suo impegno finanziario nel Fondo Globale e incoraggi i governi nazionali, del Nord e del Sud del mondo, a fare altrettanto, accelerando il processo di erogazione dei fondi già assegnati;
  • il Fondo Globale rappresenti l’opportunità concreta per assicurare risorse al trattamento delle persone malate, garantendo l’accesso ai farmaci per tutti anche attraverso la promozione dei generici;
  • il Governo italiano stimoli gli altri governi nazionali a prendere impegni di lungo periodo per permettere al Fondo Globale di raggiungere lo scopo prefissato;
  • il Fondo Globale mobiliti i contributi dal settore privato, introducendo meccanismi di riduzione fiscale o altri meccanismi finanziari. In particolare, l’Italia dovrebbe stimolare i contributi da parte delle imprese italiane operanti nei paesi in via di sviluppo;
  • il Fondo Globale colleghi – nei programmi e nelle linee politiche – HIV/AIDS, tubercolosi e malaria agli altri temi dello sviluppo, riconoscendo che l’impossibilità di curare queste malattie rappresenta una negazione dei diritti umani e che è necessario dedicare attenzione particolare al miglioramento dei sistemi sanitari nazionali.

    Mi rivolgo a lei affinché, a partire dalla prossima occasione del vertice dei G8 a Evian, ed anche in vista del semestre di Presidenza Europea dell’Italia, il Governo italiano incoraggi a livello nazionale ed internazionale un approccio partecipativo alla lotta all’HIV/AIDS che si basi sui bisogni delle persone e delle comunità più colpite per formulare interventi che promuovano i diritti di base.

    Presidente Berlusconi, le chiedo di agire subito e con interventi concreti perché solo in questo modo l’AIDS può essere fermato.

    Cordiali saluti,

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