Tutti contro la campagna antiAids del Ministero

Dopo un colpevole e assordante silenzio il Ministero della Salute torna ad occuparsi di Aids fedele a una linea di pervicace e dannosa disinformazione. L’esito è sconcertante e sta già sollevando l’indignazione delle associazioni.Ieri sono stati presentati i nuovi spot televisivi per la campagna anti-aids. I quattro spot, registrati con testimonial diversi, hanno per protagonista una vivace rosa rossa che repentinamente appassisce. L’obiettivo è chiaro: terrorizzare. Battaglie e sforzi degli operatori del settore e di parte della società civile per combattere discriminazioni dei sieropositivi e incoraggiarli in un percorso esistenziale più sereno vengono cancellati d’un colpo da uno spot che si incarica con gentilezza di informarli sul loro inevitabile destino. Ancora più grave è l’assenza di ogni riferimento a forme e strumenti di prevenzione. Il preservativo, riconosciuto come unico vero presidio sanitario, è bellamente censurato, con motivazioni, che il Ministero Stesso, riconoscere essere di natura politico-religiose. I messaggi sono indiretti, fondati su metafore audaci, che risultano incomprensibili anche a uno spettatore di media cultura. Insomma tanto rumore per nulla, se ad essere coinvolte non fossero la salute e la vita delle persone. Chiediamo perciò, che la campagna sia modificata subito e abbandoni gli ermetismi poetici di spot improbabili a favore di un lucido e razionale impegno che sappia comunicare e parlare alla società nel complesso. Franco Grillini ha annunciato di avere intenzione di presentare nella prossima settimana di presentare un’interrogazione su questo tema al Ministro della Salute per sapere se sono vere le motivazioni politico religiose che stanno alla base della campagna attuale e per capire perché non è stata fatta nella pratica alcuna informazione vera nelle scuole italiana considerata che i giovani sono una delle aree della popolazione a maggiore rischio. In Italia le persone sieropositive sono oltre 150.000 concentrate tra le persone sessualmente attive. La possibilità per ogni cittadino adulto di venire a contatto con la sieropositività è pertanto piuttosto elevata. Ci sembra quindi una follia che il Ministero della Salute anziché preoccuparsi della salute collettiva con campagne mirate ed efficace, così come è stato fatto, in tutti i paesi europei dia il via a una compagna di carattere propagandistico incentrata su discutibili opzioni moraliste.