Tremonti scopre il grande fratello

Bisognerebbe tornare indietro di quasi vent´anni per trovare qualcosa di simile al meccanismo che è stato escogitato dal ministro Tremonti allo scopo asserito di monitorare la spesa sanitaria.L´onnivoro titolare di via XX Settembre ha inserito nel decretone di accompagnamento della Finanziaria, la cui conversione in legge è da oggi in votazione alla Camera, un articolo, l´art. 50, di cui quasi nessuno si è accorto in mezzo a tante voci di vario genere, che istituisce una gigantesca banca dati centralizzata dove dovranno confluire in tempo reale, per via telematica, copia di tutte le ricette e di tutte le prescrizioni sanitarie rilasciate quotidianamente in ogni angolo del Paese. Ogni singolo medico, ogni farmacista, ogni ospedale, ogni clinica, ogni laboratorio e dispensario, ogni istituto universitario dovrà mettersi in rete e trasmettere al Grande Fratello orwelliano installato a Roma, tramite appositi codici a barre e altri marchingegni, nome, cognome, codice fiscale del paziente e del medico, numero e tipo dei farmaci nonché degli accertamenti specialistici prescritti. All´uopo, oltre alle diecine di migliaia di terminali da installare e ai milioni di nuovi ricettari standardizzati e controllati numericamente da distribuire a medici e strutture, tutti gli utenti dovranno essere forniti di una apposita “Tessera del cittadino”, comprendente il codice fiscale ed altri dati, che si aggiungerebbe alla già annunciata carta d´identità elettronica, alla “carta dei servizi” predisposta dal dipartimento per l´Innovazione, alla tessera sanitaria in via di attuazione. Questa Tessera del cittadino (Tc) dovrebbe servire come interfaccia elettronica indispensabile per accedere al Servizio sanitario nazionale. I soli liberi da quest´obbligo sarebbero quei privati disposti a pagar tutto di tasca loro. In questo caso non solo la liberazione dalle pastoie burocratiche, tanto gravose in sanità, ma la possibilità di proteggere i propri dati personali, rappresenterebbe un privilegio per i più abbienti. Con palese violazione costituzionale. Del resto il Garante della privacy ha ripetutamente fatto presente ai legislatori che lo strumento escogitato al fine di un più razionale monitoraggio della spesa sanitaria e al necessario perseguimento delle irregolarità, soprattutto in materia di esenzioni, può essere efficacemente affrontato con mezzi più consoni e meno invasivi. Basterebbe, ad esempio, stabilire una copia elettronica delle ricette, trasmesse (questo sì) attraverso uno standard unico nazionale, ma solo e direttamente alle Asl interessate, obbligando queste ultime ai controlli eventuali. Non certo ricorrendo a banche dati centralizzate. Anche l´impegno, inserito nell´art. 50, del ministero dell´Economia a «non trattare i dati acquisiti» appare al Garante tale da escluderne la pericolosità: «La semplice esistenza di tale archivio conserva, infatti, la possibilità di risalire dal codice fiscale, e quindi dall´identità dell´assistito, all´intera sua storia sanitaria, documentata da ricette mediche e prescrizioni specialistiche». Quello che il Parlamento si appresta a votare è quindi, oltre ad una mostruosità burocratica, un attentato alla tutela dei diritti fondamentali dell´individuo. Inoltre è scandaloso che un Paese dove ormai negli ospedali mancano i finanziamenti essenziali, dove il gravame sui più poveri e ai più anziani cresce ogni giorno per i tagli imposti dal governo, decida di spendere centinaia di milioni di euro per impiantare una costosissima struttura elettronica…con la scusa di voler controllare meglio se qualcuno profitta delle esenzioni o se qualche medico prescrive troppi farmaci. Come non pensare che si voglia, invece, mettere su un lucroso business? Chi produrrà, ad esempio, i sessanta milioni di Tessere del cittadino? Chi la rete di apparecchiature e collegamenti telematici? Quali guadagni aggiuntivi verranno alle società di telecomunicazioni dalla trasmissione quotidiana di milioni di dati? In nessun paese del mondo un meccanismo di questo tipo è stato introdotto. Si facciano sentire in queste ore le associazioni del mondo sanitarie laiche e cattoliche, i sindacati, la sinistra fin qui disattenta, la destra di buon senso per far cancellare questo nefasto art. 50 dal decretone finanziario.