Svizzera in condom

Capillare campagna pro-preservativo. La chiesa non ci sta e fa ritirare i manifesti. Solo testo a caratteri cubitali, su sfondo giallo acido: «Roma mette il preservativo all’indice, noi vi consigliamo di metterlo altrove». Non è piaciuta alla Conferenza episcopale svizzera la nuova campagna dell’Ufficio federale della sanità pubblica contro l’Aids: 7000 manifesti per un centinaio di slogan ironici e provocatori, destinati a categorie e luoghi specifici. Motti per viaggiatori negli aeroporti, per studenti di fronte alle scuole, per sacerdoti… nei dintorni delle chiese. E ad appena 24 ore dalla protesta formale dei cattolici elvetici, sono stati ritirati quelli considerati «oltraggiosi», fra cui «Proteggi il tuo prossimo come te stesso: utilizza il preservativo». I vescovi si erano dichiarati «profondamente scioccati dall’uso derisorio della religione» ed immediata è stata la reazione delle istituzioni: «non intendiamo offendere la sensibilità di nessuno». Dal sito web governativo sono scomparsi i manifesti della discordia, ma è rimasto in pista «L’Aids non è un peccato: è il tema di una buona predica». La campagna, realizzata in collaborazione con l’Aiuto Aids Svizzero, ha scelto di rivolgersi a «soggetti istituzionali, che possano moltiplicare la portata del messaggio». Ce n’è per tutti i gusti: «La scuola è maestra di vita: parlare dell’Aids è vitale»; ma anche «Cari sindacati, ricordate a compagni e compagne che il sesso senza preservativo è motivo di sciopero attivo». Alle frontiere campeggiano gli slogan per uomini d’affari: «Cari ospiti, le banche stanno al vostro patrimonio privato, come il preservativo sta al vostro divertimento privato»; nelle agenzie di viaggi: «A tutti gli uffici: allegate alle condizioni generali anche un articolo in lattice di gomma. Grazie»; e nei bar: «Caro oste, perché distribuisci preservativi solo nel bagno degli uomini?». Se invece sbarcate in terra elvetica, vi beccate: «Benvenuti. Il condom da noi si chiama: Gummi, capote o guanto». La Svizzera non è nuova alle campagne coraggiose sul virus: ne sforna una all’anno dal 1987 e ha registrato una costante diminuzione delle infezioni da Hiv. Lo scorso anno ci sarebbe stata però una inquietante inversione di tendenza, con un aumento del 25 per cento. La colpa, secondo molti osservatori, sarebbe della campagna 2002, manifesti e cartoline con foto a colori di creazioni della natura: troppo astratta, dicono oggi i detrattori, per essere incisiva. Così si torna al solo testo, possibilmente sarcastico, con alcune significative differenze fra le varie lingue nazionali: se gli slogan destinati alla Svizzera italiana giocano al «supergiovane» («Se lei è innamorata e te lo metti, lei ci sta. Cos’è?»), sono decisamente disinibiti quelli destinati ai francesi: «Je vous l’emballe? Avec plaisir». Ovvero: «Ve lo incarto? Si, per piacere».