RISCHIO CARDIOVASCOLARE: STUDIO D:A:D, ANRS CO4 e ACTG A5001/ALLRT

Alcuni IP e alcuni NRTI siano associati ad un più alto rischio di problemi cardiovascolari.Le analisi dello studio D:A:D del 2009 (Lundgren J, abs. 44LB) e di un’altra coorte francese chiamata ANRS CO4 (Lang S, abs. 43LB) ci danno ancora spunti per concludere come alcuni IP e alcuni NRTI siano associati ad un più alto rischio di problemi cardiovascolari. 580 pazienti dello Studio D:A:D nel periodo di osservazione indicato tra parentesi (33308 pazienti seguiti dall’arruolamento fino a febbraio 2008, che riflettono un totale di 178835 di persone-anno di follow-up) hanno avuto un infarto. Non è stata riscontrata alcuna associazione tra rischio di infarto e NNRTI (esposizione recente o cumulativa), nelfinavir, saquinavir e molti NRTI. E’ risultata invece significativa l’associazione con esposizione recente (ma non cumulativa) a indinavir e lopinavi/r. Il quadro non è cambiato dopo aver escluso il boosting di ritonavir. Confermati i dati su abacavir (esposizione recente o cumulativa). Esclusa l’associazione con tenofovir (esposizione recente o cumulativa). Nessuna correlazione con la conta dei CD4 e la carica virale: questi parametri non predico infarto miocardico. Lo studio ANRS CO4 (nested caso-controllo di oltre 11500 pazienti arruolati nel database ospedaliero nazionale francese). Tra gennaio del 2000 e dicembre del 2006, 289 pazienti hanno avuto infarto. Ogni paziente ha avuto 5 controlli omogenei per caratteristiche (questa la metodologia utilizzata del caso-controllo). Con la sola eccezione del saquinavir, l’esposizione cumulativa agli IP è stata associata ad incrementato rischio di infarto. La significatività si è avuta solo con lopinavi/r, amprenavir o fosamprenavir. Confermato un trend di associazione con AZT e d4T (senza differenza statisticamente significativa). Nessuna associazione con didanosina o tenofovir e altri NRTI. Interessante notare come su abacavir sia riportato un segnale ‘leggermente differente’ rispetto a quanto emerso nel D:A:D: implicata l’esposizione recente, ma nessuna associazione trovata tra abacavir e altri fattori di rischio cardiovascolare. Inoltre, la coorte ACTG A5001/ALLRT di circa 3200 pazienti non ha riscontrato l’associazione tra abacavir e rischio di infarto o malattia cardiovascolare.

Commento – confermiamo quanto detto un anno fa. In particolare, emerge come i dati degli studi di coorte possano essere indicativi di trend e campanelli di allarme, ma forse non tanto affidabili per processare (o scagionare) qualcuno. Fa certamente piacere vedere come, ad esempio, tenofovir – farmaco oggi molto utilizzato – sia stato prosciolto dal rischio CV, tuttavia, come già detto in altra sede, riteniamo che sia oggi cruciale un attento e sistematico monitoraggio ad ampio spettro del singolo paziente con HIV/AIDS, con algoritmi chiari, uguali ovunque, aggiornati.