Per i cittadini Ue è pronta la carta sanitaria

Dopo l’euro un altro “pezzo d’Europa” è pronto a entrare nelle tasche di tutti i cittadini del Vecchio Continente: dal primo giugno 2004 una tessera magnetica – grande quanto un bancomat e col simbolo della Ue – proteggerà la salute di tutti gli europei ovunque essi si trovino nell’Unione.A partire da quella data, e al massimo entro il 31 dicembre 2005, tutti i Paesi membri dovranno, infatti, sostituire i diversi moduli cartacei attualmente utilizzati per ottenere le cure all’estero, con una semplice e comoda «smart card». La Commissione europea, in un documento appena messo a punto dai tecnici di Bruxelles, ha deciso di dire basta alle scartoffie e alle procedure necessarie per ottenere il modulo «E111» – necessario per soggiorni all’estero di breve durata – che andrà definitivamente in pensione all’inizio dell’estate del 2004. Non è tutto. L’Esecutivo Ue ha anche messo in cantiere la riforma dell’intero sistema di assistenza sanitaria all’estero, e si appresta a mandare in archivio, grazie al nuovo “bancomat della salute”, anche modelli quali l’«E128» (studi all’estero), l’E110 (trasporto stradale internazionale) o l’«E119» (ricerca di lavoro in un altro Paese dell’Ue). Prima di partire per le vacanze, per lo studio o per lavorare non sarà, dunque, più necessario passare dalla propria azienda sanitaria per richiedere e ritirare i vari moduli, e, grazie alla nuova tessera, si potrà evitare anche la scomoda fase di consegna della documentazione agli uffici del servizio sanitario del Paese in cui ci si reca. Per avere accesso alle cure mediche in un altro Stato della Ue basterà difatti presentare la carta sanitaria europea al medico o all’ospedale a cui ci si rivolge. Ogni cittadino europeo avrà accesso ai servizi sanitari del Paese in cui si trova alle stesse condizioni del proprio Paese. Ma in modo più rapido e semplice. La nuova tessera avrà una durata superiore a quella dell’attuale modulo – valido solo dai tre ai sei mesi a partire dalla data di rilascio – e, per evitare problemi linguistici, riporterà in modo sistematico e leggibile informazioni fondamentali quali nome del paziente e dell’ufficio nazionale competente, numero di iscrizione al Servizio sanitario, Paese di origine ed eventuale data di scadenza. In una fase successiva la portata della «smart card» europea della salute potrà essere estesa, assicurandone la lettura tramite un sistema informatico comune a tutti i Paesi Ue, e inserendovi dati e informazioni mediche essenziali che potranno andare dal gruppo sanguigno alle allergie ai medicinali, fino alla cartella clinica virtuale e alla disponibilità alla donazione di organi. L’introduzione della carta, è l’intenzione della Commissione Ue, dovrebbe avvenire in tre fasi: nel 2003 verrà completata la preparazione tecnica e giuridica in consultazione con gli Stati membri e con le altre parti interessate. A partire dal primo giugno 2004 la carta «sostituirà il modulo E111, e in seguito tutti i moduli necessari per i soggiorni temporanei». Tutto il materiale cartaceo dovrà sparire entro il 31 dicembre del 2005. Una proroga della scadenza può essere richiesta dai Paesi membri che al momento non usano questo tipo di carte, per facilitare l’introduzione e la consegna della tessera ai pazienti interessati. Tuttavia «tali proroghe – chiarisce l’esecutivo Ue – non potranno superare i 18 mesi, ossia il 31 dicembre 2005». Il progetto di carta sanitaria europea non sostituirà quelle che sono già presenti nei vari Paesi membri. Alcune esperienze, come quella francese o tedesca, sono già in atto da diversi anni. E non mancano anche alcuni progetti che coinvolgono più di un Paese. In Italia, invece, è da poco cominciata la distribuzione delle prime carte d’identità elettroniche che dovrebbero in futuro contenere anche alcuni dati sanitari del cittadino. Oltre alla carta sanitaria, Bruxelles sta mettendo mano anche al regolamento Ue 1408/71 che coordina i sistemi sociali dei Paesi membri: l’intenzione è quella di semplificare ulteriormente la mobilità dei pazienti nella Ue. In linea con quanto invocato dalla Corte di giustizia europea che più volte ha condannato chi metteva i bastoni alle ruote dei pazienti bisognosi di cure all’estero.