Modena: osservatorio sull’infezione da HIV

Pubblichiamo il Bollettino dell’Osservatorio Epidemiologico della Provincia
di Modena sull’Infezione da HIV. Con il numero del 2005 l’Osservatorio compie
20 anni di attività. Il documento non vuole essere solamente tecnico,
ma di stimolo a chi fà prevenzione per fornire elementi utili alla programmazione
degli interventi di sanità pubblica. Nadir ha avuto l’onore di
commentare un lavoro così importante, auspicando che questo modello
possa essere al più presto esportabile a livello nazionale.

Questo un estratto del bollettino: “Epidemiologia
ed HIV: ieri, oggi e domani”

Nadir Onlus è un’associazione
di pazienti che opera in ambito HIV/AIDS sul territorio nazionale intero:
la sensibilizzazione verso l’acquisizione
di consapevolezza della patologia della popolazione generale ed il fornire
informazioni sulle terapie e gli standard di cura alle persone colpite dall’HIV
sono obiettivi primari dell’associazione. Quale rappresentante residente
nel territorio di Modena, a commento dei dati presentati in questa sede, penso
sia opportuno innanzitutto evidenziare il carattere di “normalizzazione” che
l’infezione sta assumendo, non più stigmatizzabile in prestabilite
categorie a rischio e non più racchiudibile in fasce di età.
Si apre dunque una nuova sfida: trasformare l’infezione da HIV da “silente” in “manifesta”,
per permetterne un adeguato trattamento terapeutico.

La prevenzione è intelligenza
E’ purtroppo un
dato di fatto che nella nostra società la persona
si ricordi delle strutture sanitarie solo nel momento “urgente” in
cui un problema di salute si presenta, essendo molto scarsa la cultura della
prevenzione nel nostro paese: esse sono dunque chiamate, in primo luogo, a
rispondere al problema della malattia in modo adeguato, anche se in generale
sarebbe auspicabile, da parte delle strutture stesse (con però un
valido aiuto delle istituzioni politiche) la contemporanea trasmissione di
una cultura della prevenzione di qualunque patologia.

Le nuove esigenze della società
L’infezione
da HIV è stata definita da molti sociologi
come primo esempio di virus sociale, cioè in grado di ridefinire completamente
la vita delle persone e dei nuclei familiari
. In questo senso,
dopo oltre vent’anni dalla sua comparsa, possiamo dire che anch’essa
si è evoluta, è cambiata. Non si deve però mai dimenticare
quello che si è imparato dal passato: alcune categorie, quali omosessuali
e tossicodipendenti, devono essere sempre opportunamente monitorate. Tuttavia
le sfide verso le nuove forme di tossicodipendenza, classificate come “ricreazionali”,
sono completamente trasversali (non avendo età e tanto meno orientamento
sessuale) e sono purtroppo spesso origine di numerose nuove infezioni. La
nostra società moderna inoltre, anche grazie all’utilizzo di
mezzi di comunicazione nuovi per la ricerca di relazioni come internet, impone
importanti considerazioni di allerta verso una sessualità più disinibita
e promiscua presente nella popolazione generale tutta.

Come affrontare
il futuro

Se da un lato il tema HIV/AIDS necessita
di campagne informative incisive, dall’altro la medicina di base, anche
di estrema frontiera, è chiamata
ora ad inserire nella diagnostica dei propri assistiti, periodicamente, la
ricerca di anticorpi contro l’infezione. Si deve superare l’idea
che per “Tizio” oppure per “Caio” non abbia senso fare
l’indagine da parte del medico curante, a favore di un’idea che
vada verso, invece, la normalizzazione della stessa, rispondendo così ai
dati epidemiologici illustrati in questa sede. La relazione medico-paziente,
che dovrebbe essere basata sempre sull’ascolto, diventa dunque culla
fiduciaria di attenzione, prevenzione e diagnosi e non deve mai essere pervasa
da giudizio morale.

Modena come modello
Il sistema di monitoraggio
dei dati in questa sede esposto, con gli studi a
latere
eseguiti, rappresentano un sistema certamente esportabile ad
altre realtà: la mancanza a livello nazionale di un osservatorio di
questo tipo spesso non permette la valutazione corretta di quanto accade
nella nazione: nell’assoluto rispetto della privacy del cittadino, è auspicabile
l’esportazione di questo modello, facendo però comprendere alle
persone il fatto di sentirsi parte di una rete “opportunamente tutelata” non
solo per ragioni statistiche, ma anche per ragioni di salute nazionale e
di conseguenti interventi lungimiranti.

Simone Marcotullio
Vice-Presidente Nadir Onlus

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