Le Americhe alla fiera della salute

Nelle prossime settimane potrebbe consumarsi un nuovo attentato al diritto alla salute nei paesi più poveri in nome del commercio e dei profitti. Per impedirlo, è possibile firmare la petizione di Medici senza FrontiereDal 19 al 21 novembre si riuniranno a Miami i ministri del commercio dell’intero continente Americano per mettere a punto le regole che disciplineranno gli scambi nella futura area «Ftaa»: Free trade agreement of the Americas. Le informazioni trapelate fin qui lasciano intendere che si tratterà di un accordo iniquo a danno dei più poveri. In particolare, diverse organizzazioni di tutela dei diritti umani – tra cui in prima linea Medici Senza Frontiere – hanno denunciato il rischio concreto che l’accordo finirà per rendere ancora più difficile l’accesso ai farmaci per le popolazioni che ne hanno bisogno. Se così fosse, sarebbe la drammatica dimostrazione del fatto che la crisi del multilateralismo ribadita dal recente fallimento dei negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio consumatosi lo scorso settembre a Cancun, rischia di consegnarci un mondo affidato a trattati bilaterali che offrono poche scappatoie alle parti più deboli.

Lo scenario
Negli ultimi quattro anni si è sviluppato a livello internazionale un dibattito sull’impatto che le regole mondiali in materia di commercio hanno sulla salute pubblica e sulla possibilità di accedere ai farmaci oggi disponibili sul mercato. In particolare sono balzati all’attenzione di tutti gli effetti che la protezione della proprietà intellettuale e i brevetti hanno sui prezzi dei medicinali: la terapia contro l’Aids costa circa 10mila dollari l’anno per paziente se si usano i farmaci brevettati dalle multinazionali. Eppure sul mercato mondiale esistono terapie identiche dal punto di vista dell’efficacia ma a base di farmaci generici che costano appena 250$ l’anno per paziente. Le regole sul commercio però impongono molto spesso ai Paesi più poveri di acquistare esclusivamente i costosissimi farmaci coperti da brevetto: prodotti che – anche quando vengono offerti a prezzi scontati – rimangono proibitivi per le economie del Sud del mondo. Nonostante questo i governi dei paesi in via di sviluppo non sono impotenti: possono contenere gli effetti negativi dei brevetti recependo nelle legislazioni nazionali le misure di salvaguardia previste dagli accordi internazionali. Questo diritto è stato sancito con i Trips (Trade related aspects of intellectual property rights) e ribadito a gran voce nella Dichiarazione di Doha sui Trips e la salute pubblica adottata all’unanimità dal Wto (Organizzazione mondiale del commercio) nel novembre 2001. Quella dichiarazione pone chiaramente la tutela della salute pubblica al di sopra degli interessi commerciali e in particolare ribadisce il diritto dei paesi ad adottare le misure necessarie ad «aggirare» i brevetti quando questo sia necessario per proteggere la salute pubblica e garantire l’accesso ai farmaci per tutti. La Dichiarazione di Doha ha ribadito alcuni strumenti di flessibilità già previsti dai Trips, tra cui:

  • il diritto dei paesi a rilasciare «licenze obbligatorie» (vale a dire l’autorizzazione a produrre o importare copie generiche di un farmaco anche senza l’autorizzazione del detentore del brevetto) a loro discrezione e non solo nei casi di emergenze;
  • il diritto dei paesi a determinare per proprio conto cosa rappresenta un’emergenza nazionale o una situazione di estrema urgenza: circostanze in cui le procedure per il rilascio di una licenza obbligatoria sono molto più rapide e semplici.

    Alcuni paesi hanno iniziato a utilizzare gli strumenti di flessibilità riaffermati con la Dichiarazione di Doha, ma le nazioni più ricche stanno facendo molte pressioni sui paesi in via di sviluppo affinché – nell’ambito dei trattati commerciali multilaterali o bilaterali – accettino misure che restringono enormemente la loro possibilità di attuare la dichiarazione di Doha e di salvaguardare la salute pubblica. L’esempio più grave ed eclatante di questi tentativi di menomare la capacità dei paesi poveri di fronteggiare le esigenze sanitarie della popolazione civile è rappresentato dall’Accordo di libero commercio delle Americhe o Free Trade agreement of Americas (Alca/Ftaa).

    FTAA
    L’Ftaa è una proposta di accordo regionale per il libero scambio che coinvolge 34 nazioni del Nord, Centro e Sud America e dei Caraibi. Ne è esclusa solo Cuba. Se approvato e attuato, diventerà la più ampia zona di libero scambio esistente al mondo; un mercato da 13 trilioni di dollari l’anno che coinvolgerà 800 milioni di persone. I negoziati per la realizzazione del Ftaa sono iniziati nel 1998 e la conclusione è prevista per il 2005. Attraverso i negoziati sulla tutela della proprietà intellettuale gli Usa stanno cercando di imporre sui prodotti farmaceutici standard che vanno ben al di là di quanto previsto dalle norme fissate in sede di Wto. Per esempio l’Ftaa impone drammatiche limitazioni alle circostanze in cui può essere rilasciata una licenza obbligatoria per produrre o importare farmaci a basso costo. E questo nonostante i Trips non prevedono queste limitazioni e la dichiarazione di Doha abbia chiaramente ribadito che ogni paese è libero di stabilire i presupposti che permettono di ricorrere alle licenze obbligatorie. La bozza di accordo stabilisce invece che le licenze obbligatorie potranno essere utilizzate solo in caso di emergenze nazionali dichiarate. Ma se per importare farmaci a basso costo bisognerà aspettare che un problema sanitario raggiunga le dimensioni di un’epidemia, di un’emergenza nazionale, si toglierà ai governi dei paesi più poveri ogni possibilità di realizzare interventi di prevenzione. Il prolungamento della durata dei brevetti farmaceutici oltre i 20 anni fissati a livello internazionale (Trips). Questo provocherà un allungamento del monopolio da parte del detentore del brevetto che rimarrà così libero di fissare prezzi inaccessibili per gran parte della popolazione e dei paesi. Ma la bozza di accordo preoccupa anche perché potrebbe restringere le importazioni parallele (vale a dire la possibilità di comprare i farmaci dal miglior offerente a livello internazionale) solo all’interno dell’area interessata dall’accordo, contrariamente a quanto stabilito con la Dichiarazione di Doha. I paesi poveri del continente americano, così, non saranno più liberi di acquistare farmaci dal miglior offerente a livello internazionale (come stabilito dagli accordi internazionali), ma dovranno limitarsi al miglior offerente nell’area del Ftaa, dove presumibilmente i prezzi saranno più o meno omogenei. Come se non bastasse la bozza prevede anche il divieto di esportare i farmaci prodotti sotto licenza obbligatoria, cosa invece oggi ammessa in base ai Trips, anche se con alcune limitazioni. Se approvato nella versione attualmente predisposta il Ftaa imporrà alle nazioni del continente americano il regime più rigido di protezione della proprietà intellettuale esistente al mondo. Persino Haiti – che è inserita nella lista dei paesi più arretrati stilata dall’Onu e che in virtù di questo è esonerata dall’applicare le norme sui brevetti fino al 2016 – sarà costretta a pagare prezzi esorbitanti per i medicinali. Una volta firmato l’accordo sarà cogente per i 34 paesi e prevarrà sulle norme multilaterali firmate in sede di Wto.

    Popoli in gioco
    Secondo l’Oms in America latina e nei Caraibi ci sono quasi due milioni di persone affetta dall’Hiv/Aids. I Caraibi in particolare sono la seconda regione più colpita al mondo dopo l’Africa Sub-Sahariana. L’epidemia di Aids sta anche riportando a livelli di emergenza altre malattie molto diffuse nella zona, come la tubercolosi. Nei paesi ricchi del Nord America e dell’Europa i nuovi farmaci antiretrovirali hanno enormemente allungato e migliorato la qualità di vita dei malati abbassando del 70% il tasso di mortalità. Ma nei paesi più poveri delle Americhe centinaia di migliaia di persone affette da Hiv/Aids non hanno accesso ai farmaci salvavita per via dei prezzi esorbitanti. I pazienti dell’America Latina sono stati fino a oggi quasi completamente esclusi dalle offerte di farmaci a prezzi scontati messe in campo da alcune multinazionali su pressione dell’Onu: queste offerte si rivolgono, infatti, quasi sempre ai paesi dell’Africa Sub-sahariana, dove peraltro non hanno portato grossi benefici. Nonostante le moltissimi difficoltà, comunque, la concorrenza dei generici aveva iniziato negli ultimi anni a fare scendere il prezzo dei farmaci anti-Aids anche in Sudamerica: nel giugno del 2003 la Pan American Health Organization (Paho) ha annunciato la conclusione di un negoziato che ha permesso a ben 10 paesi dell’America Latina (Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Messico, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela) di acquistare le combinazioni triple di antiretrovirali a prezzi molto ridotti: si è passati da 1.000-5.000 dollari l’anno per paziente a 350-690 dollari. Sostanzialmente è stato fissato un prezzo massimo di riferimento che solo i produttori di generici hanno dichiarato di voler soddisfare: fatta eccezione per i laboratori Abbott, nessun produttore di farmaci di marca ha accettato quei prezzi. Complessivamente questi 10 paesi risparmieranno circa 120 milioni di dollari all’anno. L’accordo è stato raggiunto nonostante il fatto che in molti dei paesi interessati alcuni farmaci sono sotto brevetto: i governi locali non hanno permesso a questo ostacolo legale di impedire la conclusione dei negoziati, offrendo così uno dei primi e più significati esempi di reale applicazione della Dichiarazione di Doha del 2001. Questo grande successo sarebbe completamente vanificato dall’approvazione di norme più restrittive in materia di brevetti nell’ambito del Ftaa. Se queste norme più restrittive saranno approvate, l’impatto sarà devastante per milioni di persone che vivono con l’Hiv/Aids e con altre gravi malattie. Per dire di no all’ennesimo tentativo di mettere le ragioni del profitto davanti a quelle della vita, l’organizzazione umanitaria internazionale «Medici Senza Frontiere» ha lanciato una raccolta di firme per chiedere che gli aspetti relativi alla proprietà intellettuale dei farmaci siano tenuti fuori dall’Accordo di libero scambio delle Americhe. Le firme saranno consegnate a tutti i ministri interessati in occasione dell’incontro del 19 novembre 2003.

    E’ possibile firmare la petizione all’indirizzo internet
    www.accessmed-msf.org