La congiuntura delle farmaceutiche

Duncan Moore, CEO di Morgan Stanley, ha scritto che la rivalutazione dell’euro e del franco avrà un impatto negativo anche sulle vendite di farmaci e quindi sull’andamento economico di quasi tutte le grandi compagnie farmaceutiche. Ma, al di là di questa affermazione, le società si attendono una flessione nelle vendite del 2004 ed un andamento negativo che,anche nel 2005, registrerà un peggioramento.In particolare le analisi di Moore riferiscono che GSK vedrà una contrazione nelle vendite dell’1,1%, Aventis del 2,8%, Schering Plough del 2,5%, Novartis del 2,9%, mentre Roche ha già dichiarato una diminuzione delle vendite che si aggira, nell’ultimo trimestre del 2004, intorno al 5,9%.

Oltre a tale dato, gli analisti finanziari notano che vi sono due fattori principali che giocano un ruolo chiave nell’andamento economico e finanziario delle farmaceutiche: l’aumento dei costi di sviluppo di nuovi farmaci e dei costi di ricerca, che negli ultimi 5 anni sono cresciuti mediamente da 1,1 miliardi di dollari a 1,7, e la perdita di brevetti con la conseguente entrata sul mercato di generici (in particolare si ricorda il Ciproxin che ha fatto perdere alla Bayer il 55% dei ricavi che rappresentano 40 milioni di euro).

Un ulteriore fattore che ha aggravato l’andamento finanziario delle aziende farmaceutiche è stata la decisione di FDA ed EMEA (enti regolatori per l’approvazione dei farmaci) di sospendere la vendita di Vioxx (Merck), evento che ha fatto perdere alla società produttrice, lo scorso settembre, il 37,8% del suo valore alla borsa di NY. Tale decisione, infatti, ha giocato un ruolo più psicologico che reale sull’andamento del titolo Merck che nel 2001 valeva 91 dollari, prima dell’affaire Vioxx 46 dollari, ed ora 28,1 dollari portandosi appresso una diminuzione del valore di borsa di tutti i titoli del comparto.

Le società che hanno registrato una maggiore perdita di valore in borsa sono, oltre a Merck, Pfizer (-23%), Actelion (-22%), Eli Lilly (-22%), Astrazeneca (-20%), J&J (-10%).

E’ probabile che le società farmaceutiche reagiscano a questa congiuntura aumentando il buyback, i dividendi sulle azioni per rimanere appetibili sul mercato e ottimizzando strutture con conseguente diminuzione dei costi.

Ma il dato più pericoloso di questo trend è rappresentato dal fatto che le industrie, nell’operazione di taglio dei costi, possano diminuire le spese dirette alla ricerca e allo sviluppo di nuovi farmaci. Intanto le aziende dovranno abituarsi sempre di più ad un mercato meno protezionista ove i brevetti rappresentano sempre meno un materasso per la protezione dalle cadute e dovranno quindi sviluppare sempre di più farmaci innovativi e concorrenziali.