In bocca l’Aids è sconfitto

Alcuni scienziati americani avrebbero finalmente scoperto perché è difficile – anche se non impossibile – prendere l’Hiv attraverso il sesso orale. E la scoperta potrebbe portare a nuove strategie per difendere il corpo dall’infezione che avviene durante il rapporto sessuale.Il corpo ha un arsenale di agenti chimici che combattono i virus che si trovano nelle membrane delle mucose che si affacciano su tutti i nostri orifizi, bocca, naso, ano, vagina, eccetera. Queste sostanze sono chiamate beta-defensine umane (HBD). Il corpo normalmente le attiva solo quando le cellule allineate lungo le membrane (chiamate cellule epiteliali) sono attaccate. La bocca, tuttavia, forse a causa del fatto di essere normalmente la prima via di accesso della maggior parte delle sostanze esterne, ha permanentemente un livello di defensine più alto, e i ricercatori hanno scoperto che questo stato permanente di “allarme arancione” è stimolato dalla presenza dei batteri orali, che fanno sì che la bocca produca le sue HBD.

Aaron Weinberg della Case Western University di Cleveland, nell’Ohio, riferisce che «nella bocca le defensine sono permanentemente prodotte al di sopra dei livelli di base. Abbiamo scoperto che ci sono certi organismi che si trovano solo nella cavità orale che hanno la capacità di stimolarle». L’alto livello di HBD nella bocca significa che è facile che il corpo passi nell'”allarme rosso” se un germe che non viene riconosciuto, incluso l’Hiv, cerca di invaderlo. Il team del dottor Weinberg ha scoperto che le cellule epiteliali orali secernono da 4 a 78 volte la quantità normale di defensine orali quando l’Hiv viene introdotto con loro in provetta. «Queste beta-defensine, una volta stimolate, hanno attività anti-retrovirale – afferma il dottor Weinberg – L’Hiv non è riuscito a infettarle, anche dopo cinque giorni di esposizione. Abbiamo il sospetto che la cavità orale sia perciò particolarmente resistente alla possibilità di essere infettata dall’Hiv».

Sembra che le defensine lavorino non attaccando direttamente l’Hiv, ma chiudendo temporaneamente al virus le porte che questo normalmente usa per entrare nelle cellule; in altre parole gli impediscono di attaccarsi alle molecole dei “co-recettori” chiamate CXCR4 che normalmente si trovano sulla superficie delle cellule epiteliali.

La scoperta potrebbe spiegare perché è così difficile prendere l’Hiv per via orale, ma potrebbe anche evidenziare un modo per indurre lo stesso tipo di risposta immunitaria in altre cavità del corpo. «Se potessimo isolare gli organismi della cavità orale che producono beta-defensine – dice il dottor Weinberg – e farli funzionare nelle altre parti attaccabili, potremmo artificialmente stimolare in condizioni normali la produzione di HBD, che potrebbero così prevenire l’infezione dell’Hiv».

Il concetto è simile a quello già indagato usando batteri geneticamente modificati che secernono agenti anti-retrovirali, ma in questo caso i batteri usati sarebbero quelli che vivono normalmente all’interno del corpo.