Il nuovo Ordine Biologico Mondiale

La Sars (Severe acute repiratory syndrome) è il prototipo del «nuovo ordine biologico mondiale». La tirannide ha colpito per mezzo della sua arma più antica: la pratica della segretezza.Propagata nel mondo da una micidiale combinazione di tirannide e globalizzazione, la Sars è il prototipo del «nuovo ordine biologico mondiale». La tirannide ha colpito per mezzo della sua arma più antica: la pratica della segretezza. Già a novembre infatti l’epidemia si era manifesta nel sud della Cina, nella regione di Guangdong, capoluogo Canton. Fin da gennaio, le autorità di Pechino ricevevano rapporti allarmati dalle autorità locali, ma fu solo a marzo, con quattro mesi di ritardo, che il mondo seppe dell’epidemia. Per non danneggiare l’economia, la Cina disse che tutto era «sotto controllo», e invece a quel punto la malattia si era già diffusa, dilagava a Hong Kong, infettava Pechino, a 2.000 km di distanza e si spandeva persino nella regione settentrionale dello Shanxi, rurale e isolata. Da allora la Sars ha viaggiato sui Jumbo jet delle rotte intercontinentali, di solito in business class, insieme ai manager delle corporations globali. Il virus faceva colazione a Hong Kong e, insieme al suo indaffaratissimo ospite umano, cenava a Parigi o a Vancouver, per poi migrare in un altro ospite. Col loro silenzio, i signori della Cina hanno ottenuto quel che volevano evitare: un pesantissimo contraccolpo economico. Solo lunedì, di fronte a 15 nuovi casi nella sola città di Pechino, il premier Wen Jiabao ha ammesso che «la situazione è grave»: in Cina 64 persone sono morte e 1.430 sono state contagiate. Ma il peggio avviene a Hong Kong, di fronte a Canton, che ha registrato fino a oggi 56 morti e 1.232 casi di contagio. Qui, nell’ex colonia britannica, il virus si sta incattivendo: dei 56 decessi, 16 sono avvenuti nei soli ultimi due giorni. Una volta frenetica, questa metropoli sembra ora una città fantasma. A tutt’oggi la Sars ha infettato 3.235 persone in oltre 20 paesi e ne ha uccise 154. Ma è probabile che i dati noti siano inferiori alla realtà: solo ieri il governo cinese ha permesso all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) d’ispezionare uno degli ospedali militari di Pechino. Se si pensa che negli anni `50 sulle rotte aeree intercontinentali volavano ogni anno 500.000 viaggiatori, mentre ora sono un miliardo e mezzo, allora la Sars è un’epidemia «aerea», come nel 1918-19 la Spagnola fu un’epidemia «navale». Per fortuna è molto meno virulenta di quell’influenza che fece 20 milioni di morti: la Sars è letale solo nel 5,1% dei casi (vuol dire però che uccide 51 persone ogni mille infette). Ma ha già ha messo al tappeto l’economia di Hong Kong e sta sferrando una mazzata micidiale all’economia cinese, l’unica che tirava in questo plumbeo orizzonte bellico. Le prenotazioni aeree della Cathay Pacific sono crollate dell’80%. Quasi 200 voli al giorno sono cancellati a Hong Kong. Alberghi e ristoranti sono deserti. La fiera di Canton è un flop di fantasmi. Per la Sars, a Singapore il governo taglia i salari. Vengono annullati fino a settembre i viaggi di lavoro a Pechino. Gli svizzeri cancellano missioni d’affari persino a Tokyo. Già ora il costo della Sars supera quello della guerra in Iraq e Stanley & Morgan prevede un calo dell’1% del Prodotto lordo di Hong Kong e dello 0,6% di quello cinese. Ma i contraccolpi peggiori devono ancora arrivare: la Cina è alla vigilia della «settimana d’oro» le vacanze di primavera in cui 100 milioni di cinesi si metteranno in viaggio. Non solo: a Hong Kong lavorano come colf centinaia di migliaia di filippine che erano già pronte a tornare a casa per le vacanze di Pasqua. Ma la presidentessa Gloria Arroyo ha già chiesto loro di non rientrare, per non diffondere il morbo nell’arcipelago. E nel resto del mondo, datori di lavoro ansiosi sperano che le proprie collaboratrici filippine non volino verso l’Asia. Sotto i nostri occhi, il virus segue le correnti umane e quelle del denaro, le migrazioni degli uomini e quelle del capitale, debilita corpi e mette in ginocchio economie: ci ricorda che il mondo globale intreccia in una trama sempre più fitta non solo le macro-economie, ma anche i nostri personali, effimeri micro-destini mortali.