HIV info PASS – Dal DIVIETO alla CONOSCENZA

Maratona Artistica – Autore Roberto Biondi – È una calda mattina di un luglio romano. Supero l’afoso Largo Argentina e mi immetto in un vicolo acciottolato, tra uno scorcio barocco e un ristorantino che sta apparecchiando quattro tavolini in strada; posteggiata la moto in un angolo, mi incammino verso Via di Grottapinta, alle spalle del Teatro Argentina, a pochi passi da piazza Campo de’ Fiori.Sono stato invitato alla conferenza stampa di “HIV info PASS – dal divieto alla conoscenza” progetto culturale curato da Andrea Conte (Responsabile del progetto artistico HIV info PASS) e Roberto Lucifero (Direttore Artistico) presso il Centro Culturale Cappella Orsini, chiesetta sconsacrata incastonata in un fondale di palazzi secenteschi.

Salgo i pochi gradini che mi separano dall’ingresso e, messo piede all’interno della chiesetta, l’impatto è suggestivo. Installazioni e opere d’arte contemporanea troneggiano nell’ambiente mistico di quella che fu la Casa di Dio. Incontro Roberto Lucifero, è gentile, e mi guida, nocchiero attraverso questo Ade ai più sconosciuto, nel labirinto di un apparente mondo-altro che ci appartiene più di quanto la maggior parte della gente creda. Ecco un quadro raffigurante in modo espressionista e drammatico la lipodistrofia “Eva malata”, e poi “Medaglia al valore”: un fallo in vetro, rappresentante un profilattico, adornato da una medaglia al “valore” e poi abiti di giovani stilisti che “vestono” la loro idea di hiv.

Roberto Lucifero mi spiega la necessità di questa operazione, che unisce la parte scientifica a quella divulgativo-artistica, con lo scopo di far conoscere e comprendere la dimensione hiv-aids. Conoscere e capire aiuta ad avere un comportamento virtuoso, spiega. Li per lì rimango interdetto. Che significa “virtuoso” gli domando? Ma poi Roberto aggiunge che i divieti di per sé sono destinati ad essere infranti, è per questo che è meglio affrontare il problema a 360 gradi, magari unendo l’hiv alla creatività e quindi alla cultura e di conseguenza alle persone, perché solo così la società smetterà di considerarlo uno spettro da sotterrare. L’hiv è una dimensione del reale, alla quale potenzialmente siamo tutti soggetti.
Ed ecco che dov’era l’altare, la chiesetta si trasforma in un soggiorno ampio e confortevole dove i visitatori possono accedere a tutte le informazioni scientifiche e sociali che offre la rete.

Al piano di sopra, su un pavimento/lucernaio che taglia in due la chiesetta, è allestita la mostra “Una generazione perduta” che propone al pubblico una selezione di quei creativi morti di aids, punte di diamante del trendy e del contemporaneo, icone gay, che hanno segnato un’epoca, noti e meno noti, ma in eguale misura testimoni chiave di un “maleficio mediatico” che li ha investiti e spazzati via, alcuni dei quali senza sapere nemmeno il perché.

Giganteggiano le fotografie di Freddy Mercury (1946-1991), del pittore Leigh Bowery (1961-1994), dell’indimenticabile Rudolf Nureyev (1938-1993); ecco le opere di due giganti della fotografia Herb Ritts (1952-2003) e Robert Mepplethorpe (1946-1989); scorrono le note del compositore tedesco dal sapore electro-glam Klaus Nomi (1944-1983); Copì(1939-1987), l’eccentrico drammaturgo, scrittore e disegnatore di fumetti argentino poi trapiantato a Parigi (colpito dall’aids, non rinunciò a fare un graffiante sarcasmo); Keith Haring (1958-1990) famoso (postumo purtroppo) per le sue opere antropologico-geometriche ormai tanto popolari; l’italiano Mauro Pagano, costumista e scenografo teatrale, forse meno noto ai più, ma di grande talento artistico; e poi Reinaldo Harenas (1961-1992), Isaac Asimov (1920-1992 e Hervé Guibert (1961-1992): solo alcuni dei tanti geni artistici del nostro tempo.

Inizia la conferenza stampa. Tra gli ospiti il professor Gianni Rezza, del Dipartimento malattie Infettive, Istituto Superiore di Sanità, il quale spiega come in seguito all’ottimismo delle terapie c’è stato un effetto collaterale, quello della falsa sicurezza, aumentando così le malattie sessualmente trasmesse. Muore meno gente, afferma il professore, ma il fenomeno hiv-aids c’è e resta sottotraccia.
Perché questo fenomeno di rimozione in una società completamente edonistica? E chi sono gli utenti aids rispetto agli anni ’80?

Risponde il professor Giovanni Montella, Direttore Del Uoc di Immunologia Clinica, San Giovanni Addolorata: è la popolazione in generale, non più il 70% tossicodipendenti, il 20% omosessuali e il rimanente 10% di infettati a causa di trasfusione; oggi la popolazione a rischio è composta dal 60-65% di eterosessuali e dal 10/15% di tossicodipendenti.

Il professor Aldo Di Carlo, Direttore di Dermatologia Infettiva, Istituto San Gallicano, alla domanda se le persone con sintomi di malattie sessualmente trasmesse (quali la sifilide, i condilomi, l’epatite B, etc) fanno il test hiv di loro iniziativa, risponde che questi pazienti sanno esattamente che la loro condizione aumenta il rischio di contagio dell’hiv.
E qual è stato il cambiamento psicologico?

Il dottor Massimo Giuliani, psicologo clinico del San Gallicano, sostiene che le persone (in particolar modo i pazienti ad alto rischio e gli adolescenti) vadano “educate” al proprio rischio. La sessualità, nell’individuo consapevole, è qualcosa nella quale esiste un bilancio di rischio. Solo così si arriva al test dell’hiv. E solo così, nell’eventualità di un’infezione, si può avere un atteggiamento di collaborazione.
La comunità gay è stata la più colpita, pertanto che patrimonio di esperienza ha?

Il quesito è rivolto all’Onorevole Franco Grillini (Presidente onorario di Arcigay). Grillini parla di “cancro-gay”, di castigo di Dio, di quanto la chiesa abbia indotto l’opinione pubblica a stigmatizzare un virus che invece non ha morale. Grillino parla della sua spiacevole esperienza diretta col reazionario Cardinale di Genova, di quando venti anni fa iniziò a collaborare con L’Istituto Superiore di Sanità, vivendo la nascita della Lila e dell’Anlaids; ci parla della latitanza delle istituzioni; nel 1984 l’Italia era al quattordicesimo posto per infezioni da hiv, con un Ministro della Sanità che diceva che l’aids non era un problema, oggi l’Italia è al terzo posto. La prevenzione in questi ultimi vent’anni in Italia non è stata fatta. 600/800 decessi all’anno oggi, contro i 2000 ieri. Grillino ci racconta l’aneddoto di quando alla Camera dei Deputati, durante un presidio sanitario, mostro un preservativo (chiuso) e rischiò l’espulsione. Si è sempre battuto contro l’ideologia dello Stato verso la castità come unica soluzione al problema aids.
Gli omosessuali hanno sconfitto l’idea che ci fosse un gruppo umano responsabile. L’Italia è sempre stata nella morsa della sessuofobia alimentata da una certa gerarchia ecclesiastica. Bisogna parlare di aids nelle scuole. L’aids è un problema di tutti. Grillini continua dicendo che nel 1989, l’allora Ministro della Sanità Carlo Donat Cattin mandò una lettera a venticinque milioni di famiglie dicendo che il modo vero per evitare l’aids era la vita di coppia! Spendendo cinque miliardi di vecchie lire. Come se nella famiglia non ci fosse promiscuità!
Applausi, tra installazioni, foto e sculture passiamo al piano di sopra dove un’attrice legge un brano da “Loretta Strong” di Copì (storia di una donna che vive su uno dei tre anelli di Saturno ed alla quale succede di tutto (o quasi!), a cominciare dal topo che partorisce da una lattuga e che all’inizio non riconosce, ma che poi si rassegna ad allevare con la speranza che diventi ingegnere e la possa così ripagare dei sacrifici fatti). L’appuntamento è per l’indomani giorno dell’inaugurazione e del rinfresco.

La mostra proseguirà con altri appuntamenti a partire da settembre, quando negli spazi della mostra sarà allestita una rassegna letteraria curata da Elio Pecora, che ricorderà i più grandi autori scomparsi di hiv.
A seguire, a ottobre, in occasione della Festa del cinema di Roma, verrà proposta una rassegna cinematografica a cura di Vieri Razzini divisa in due sezioni.
La prima proporrà al pubblico i film in cui l’aids è stato il tema centrale; la seconda sezione sarà un omaggio a grandi interpreti morti di aids, che hanno lavorato fino alla fine.

La maratona proseguirà a novembre con la mostra “Continuare a vivere”, una collettiva dei grandi artisti contemporanei uccisi dal virus. Inoltre ci sarà un’ampia sezione dedicata a giovani artisti viventi di tutto il mondo.
A chiudere la rassegna un grande evento il primo dicembre 2006, in occasione della giornata mondiale per la lotta all’aids.

Centro Culturale CAPPELLA ORSINI –
Via Grottapinta 21 –
Tel. 06-6877965 – 6896277

www.cappellaorsini.it –
info@luciferoroberto.it