Gli investitori chiedono alle farmaceutiche più investimenti nel sud del mondo

L’industria farmaceutica mondiale dovrebbe fare di piu’ per risolvere le crisi sanitarie nei paesi poveri, altrimenti rischia seri danni alla sua redditivita’ ed alla sua reputazione, che potrebbe scadere al livello di quella dell’industria del tabacco. L’avvertimento e’ contenuto in una dichiarazione, di cui da’ notizia oggi il Financial Times, inviata a 20 societa’ farmaceutiche da un gruppo di importanti investitori istituzionali d’Europa. Undici grandi gestori di fondi d’investimento e di fondi pensione, con un totale di 600 miliardi di sterline (circa 900 miliardi di euro) in gestione, temono che l’industria farmaceutica -criticata da anni per la sua risposta alla crisi Aids in Africa- possa trovarsi a dover limitare i prezzi che e’ ora in grado di imporre nei paesi ricchi, in caso di una rivolta dell’opinione pubblica. ”Sarebbe ironico – ha detto Olivia Lankester, analista di Isis Fund Management, uno dei due sponsor della insolita dichiarazione – se un settore dedicato a salvare vite umane, finisse per guadagnarsi una reputazione simile a quella dell’industria del tabacco”. Nella dichiarazione, gli investitori istituzionali, tra cui i tre gruppi britannici, Legal & General, Schroder e Jupiter, e l’olandese PGGM, indicano il modo in cui le societa’ dovrebbero rispondere ad eventi come una ”pan-epidemia” di Aids e forniscono anche una serie di ”raccomandazioni”, come la necessita’ di fissare prezzi, nei vari paesi, tenendo conto della possibilita’ di pagamento. Gli investitori avvertono inoltre che un mancato accordo sulle licenze farmaceutiche, nei paesi in via di sviluppo, potrebbe danneggiare la reputazione dell’industria. Riconoscendo poi, gli sforzi fatti da numerose aziende farmaceutiche, come il lancio di programmi per malattie tropicali trascurate e il taglio dei prezzi dei medicinali per la cura dell’Aids, gli investitori ammettono che la responsabilita’ principale per risolvere le crisi sanitarie nei paesi poveri rimane nelle mani dei governi dei paesi ricchi. Ma, avvertono, se questi non investiranno sostanziali fondi, l’industria farmaceutica continuera’ ad accollarsi parte della colpa, a meno che mostri di star facendo tutto il possibile.