Evian, il conflitto è sui brevetti

La bozza del “Piano d’azione per la salute” che sarà adottato dal G8 di Evian non è ancora definitiva, ma ha già destato l’allarme di alcune organizzazioni umanitarie, che l’accusano di essere appiattita sulla posizione americana a difesa degli interessi delle multinazionali farmaceuticheAlleanza con gli enti non-profit e le imprese private per rafforzare i sistemi sanitari dei Paesi in via di sviluppo; sostegno al Fondo globale per la lotta ad Aids, malaria e tubercolosi; esortazione alle industrie farmaceutiche affinché offrano i farmaci a prezzi scontati. E, ancora, sradicamento della poliomielite entro il 2005 e più stretta cooperazione tra i Paesi industrializzati per combattere la Sars. Queste le strategie portanti indicate nel “Piano d’azione per la salute” che sarà adottato dal G-8 di Evian. La bozza del testo non è ancora definitiva, ma ha già destato l’allarme di alcune organizzazioni umanitarie, che l’accusano di essere appiattita sulla posizione americana a difesa degli interessi delle multinazionali farmaceutiche. La polemica verte sulla spinosa questione dei brevetti farmaceutici e delle “clausole di salvaguardia” previste dagli accordi internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale in base a cui, in caso di gravi problemi di salute pubblica, gli Stati possono produrre localmente (o importare) copie generiche dei farmaci ancora coperti da brevetto. Un primo testo messo a punto dal Governo francese conteneva alcuni impegni concreti a favore dei Pvs; in particolare, era prevista la costituzione di un gruppo di lavoro interno al G-8 per incentivare la ricerca sulle malattie che colpiscono soprattutto il Sud del mondo e l’impegno ad attuare finalmente la “Dichiarazione di Dhoa” (l’accordo siglato nel novembre 2001 da tutti i Paesi del Wto, che ribadisce il diritto dei Paesi in difficoltà a produrre e importare farmaci generici). Entrambi i paragrafi sono però scomparsi dal testo finale, dopo gli emendamenti voluti dagli Usa. La versione finale della bozza di “Piano di azione per la salute” parte dall’ipotesi che, per combattere le malattie nel Sud del mondo, occorre rafforzare il sistema dei brevetti, considerati il pilastro degli incentivi alle industrie private che investono in R&S. Quanto al nodo della riduzione dei prezzi dei farmaci, l’Action plan punta tutto sulla buona volontà delle multinazionali farmaceutiche, incoraggiate a offrire nei Pvs le medicine essenziali a prezzi scontati. La posizione delle Ong. Per le Ong, invece, l’unico vero mezzo per ridurre stabilmente i prezzi è il libero mercato e la concorrenza dei generici. «Il piano parla in modo vago di rafforzare i sistemi sanitari dei Paesi più poveri: obiettivo lodevole ma fumoso, che richiede tempi lunghissimi. Così si affossa l’unica strategia che si può attuare con rapidità e risultati immediati: ridurre stabilmente il prezzo dei farmaci grazie alla concorrenza dei generici. Nei pochi Paesi dove questa è stata resa possibile, il prezzo delle triterapie anti Hiv è sceso dai 10.400 dollari l’anno per paziente nel 2001 ai 250-300 dollari odierni», spiega Nicoletta Dentico, direttrice generale di “Medici senza frontiere” per l’Italia. Nell’Action Plan c’è anche l’impegno del G-8 a sostenere il Fondo globale per la lotta ad Aids, malaria e tubercolosi (Gfatm) creato nel 2001 e si annuncia per luglio una conferenza a Parigi dei donatori e sostenitori. Finora il Fondo non ha dato però i risultati sperati: l’Onu aveva stimato che, per arginare le epidemie, al Gfatm servissero 7-10 miliardi di dollari l’anno. Ma a tutt’oggi dispone di soli 3,3 miliardi nel periodo 2001-2008 e neppure tutti subito disponibili, poichè in molti casi si tratta d'”impegni” a donare assunti da Governi e privati. Intanto si stima che anche nel 2003 le malattie infettive faranno 14 milioni di vittime.