Diritto alla salute e carcere

Dal 2001 le associazioni aderenti alla Consulta del volontariato per i problemi dell’AIDS sollevano il problema del diritto alla cura per le persone affette da HIV/AIDS ristrette in carcere.Le associazioni denunciano da tempo in particolare l’assenza di garanzia della continuità terapeutica. Sono ormai innumerevoli le segnalazioni di persone detenute cui viene negato il diritto di:

  • intraprendere una terapia antiretrovirale all’interno del carcere;
  • proseguire la stessa terapia iniziata prima della detenzione;
  • mantenere la stessa terapia in occasione di trasferimenti in altre strutture penitenziarie.

    Questo nonostante l’evidenza scientifica che i farmaci che combattono l’infezione ostacolando la replicazione del virus HIV vanno assunti mantenendo invariate qualità, quantità, modalità e tempi di somministrazione. Inoltre, non bisogna dimenticare che una cura non continuativa può provocare un insuccesso terapeutico con il conseguente instaurarsi di resistenza ai farmaci.
    Se la terapia non “funziona” più, la replicazione del virus non è più controllata e la malattia progredisce.

    Il Ministero della Giustizia, interpellato dalle associazioni della consulta, aveva dato assicurazione di provvedimenti che tutelassero il diritto alla continuità della cura. A distanza di due anni la situazione non è però migliorata:

  • i fondi stanziati per il finanziamento della sanità in carcere ridotti dal 2001 al 2002 del 9,85 % e già insufficienti per far fronte in modo adeguato ai bisogni di salute delle persone ristrette in carcere, sono stati ulteriormente decurtati del 20% con la finanziaria 2003;
  • la legge sull’incompatibilità dei detenuti affetti da HIV/AIDS con lo stato di detenzione è ancora troppo spesso disattesa;
  • la riduzione del personale sanitario ha progressivamente limitato per le persone ristrette le possibilità di essere adeguatamente seguito all’interno del carcere fino ad arrivare agli attuali livelli assolutamente inaccettabili. Anche l’associazione Medici Penitenziari ha rivolto un appello al governo affinché alla sanità penitenziaria siano assicurate le risorse necessarie per garantire l’assistenza a tutte le persone detenute;
  • le visite specialistiche all’esterno, sono d’altra parte limitate dalla scarsità di agenti per il servizio di scorta;
  • le terapie vengono spesso modificate secondo le disponibilità di antiretrovirali nelle farmacie dei penitenziari e senza informare direttamente il paziente, quando non interrotte per giorni in attesa di nuovi approvvigionamenti;
  • le modalità di accesso all’effettuazione del test HIV in carcere non garantiscono ancora minimamente l’anonimato in aperta violazione del diritto alla privacy;
  • in ultimo, ma non per importanza, l’insufficienza e l’inadeguatezza delle cure si aggiunge al disagio provocato dalla condizione detentiva dove già le condizioni di vita e il sovraffollamento sono all’origine di molti decessi.

    Tutto questo in un quadro che registra un aumento costante del numero di detenuti, che ha raggiunto la cifra di 56.250 nel mese di gennaio 2003, a fronte di una capienza limite degli istituti stimata in 41.324. I dati ufficiali relativi alle persone affette da HIV/AIDS ristrette in carcere parlano di un totale di 1.375 detenuti, ma lo stesso Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria fa notare come la cifra sia da considerare sottostimata in quanto lo screening è volontario.

    Per denunciare la gravità della situazione in cui versano le persone detenute affette da HIV/AIDS, le associazioni hanno deciso di promuovere una serie di iniziative articolate nel periodo compreso tra il 1° dicembre, Giornata Mondiale di Lotta all’AIDS, e il 10 dicembre, Giornata Mondiale dei Diritti Umani con presidi davanti a molti istituti penitenziari italiani.

    Attraverso questa mobilitazione chiediamo con urgenza al Governo e ai Ministri competenti che venga garantito a tutte le persone detenute il diritto alla cura e all’assistenza sanitaria durante la carcerazione, e in particolare l’accesso e il mantenimento delle terapie antiretrovirali per tutti i detenuti e le detenute affetti da HIV/AIDS.
    Inoltre chiediamo che venga applicata con la massima estensione la legge sull’incompatibilità tra AIDS e lo stato di detenzione.

    Al Parlamento chiediamo di svolgere fino in fondo il suo mandato e di vigilare affinché il diritto alla salute, costituzionalmente garantito dall’art. 32 come “fondamentale diritto dell’individuo”, non rimanga lettera morta ma sia sorretto da concrete ed adeguate iniziative.

    Alla società civile chiediamo di adottare iniziative nei confronti dei propri rappresentanti affinché la condanna ad una pena detentiva non si trasformi in condanna a morte.

    Le associazioni della consulta:

    ALA
    ANLAIDS Onlus
    Arché
    ARCIGAY
    Associazione Politrasfusi Italiani
    BALNE Europa
    CARITAS Italiana
    C.I.C.A.
    C.N.C.A
    Dianova
    Forum AIDS
    Gaynet
    Gruppo Abele
    LILA Nazionale
    Nadir Onlus
    Positif Onlus
    SAMAN
    San Patrignano