Da oggi «Planet Aids» si acquista anche online

Nel corso della seconda conferenza della International Aids Society tenutasi a Parigi due settimane fa Nelson Mandela si chiedeva [e chiedeva] alla comunità scientifica “Perché non siamo riusciti a tradurre i progressi scientifici in fatti concreti nelle regioni più povere del pianeta?”. Planet Aids [DeriveApprodi Ed. Collana Fuorifuoco, 109 pagine, € 9,00] cerca di spiegarlo, e ci racconta nascita, sviluppi, battaglie, strategie e prospettive del movimento globale per l’accesso universale ai farmaci antiretrovirali. Acquistalo onlineSono passati oltre due decenni dai primi casi di Aids, e da allora la ricerca ha fatto enormi passi in avanti. I farmaci attuali infatti permettono di sopravvivere all’infezione da Hiv, e ritardare lo sviluppo della malattia. “Ci sono state sino ad oggi 135.083 pubblicazioni sulle riviste scientifiche. Ne sappiamo su questo retrovirus più che su qualsiasi altro virus al mondo”, ha sintetizzato il professor Fauci alla seconda conferenza della International Aids Society tenutasi a Parigi due settimane fa. Ma se il contagio subisce da alcuni anni una regressione in Europa e negli Stati Uniti, i casi di Aids si moltiplicano dove le condizioni economiche e politiche sono più precarie. Drammatica ed esasperata la situazione nei paesi del Terzo mondo, Africa in testa, dove l’impatto che l’Aids ha prodotto sulla società è sconvolgente. Le Nazioni Unite stimano 45 milioni di persone nel mondo malate di Aids: 10 mila morti al giorno, 26 milioni dall’inizio dell’epidemia, di cui il 90 per cento nei paesi del Terzo mondo, e sei milioni di persone che secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità hanno immediato bisogno dei trattamenti necessari. “Perché non siamo riusciti a tradurre i progressi scientifici in fatti concreti nelle regioni più povere del pianeta?”, ha chiesto Nelson Mandela, impegnato nel nuovo orizzonte della lotta al virus: permettere a tutti l’accesso ai trattamenti antivirali, ovvero affrontare il tema del prezzo dei farmaci, degli accordi globali sui diritti di proprietà intellettuale, dell’indebitamento dei paesi in via di sviluppo. Su queste problematiche si muove il movimento per “l’autodeterminazione delle persone sieropositive” nato a Denver nel 1983 e che oggi raccoglie attivisti da 67 paesi nel mondo. Un movimento che rappresenta “uomini, donne e ragazzi di tutte le classi sociali e di tutti i continenti, e che si batte perché venga riconosciuto il diritto alla sopravvivenza, alla dignità e all’uguaglianza”. Mauro Guarinieri, sieropositivo dal 1984 e Presidente dell’European Aids Treatment Group, in questo volume ci racconta nascita, sviluppi, battaglie, strategie e prospettive di questo coraggioso movimento. L’attivismo delle persone sieropositive ha una ormai una prospettiva globale, come la malattia stessa, perché globali sono i suoi presupposti e obiettivi, se consideriamo il mancato accesso ai trattamenti necessari una delle peggiori conseguenze delle politiche neoliberiste. All’origine vi è la questione dei brevetti posta dalle case farmaceutiche, ovvero il compromesso in base al quale i consumatori pagano un prezzo fissato in regime di monopolio per una ventina d’anni, al fine di incentivare la ricerca. Di fatto, questo sistema ha consegnato a cinque Big Pharma il controllo del sistema farmaceutico mondiale. Su questi presupposti è nata una mobilitazione enorme e trasversale, che ha costretto lo stesso Wto a chiarire che gli accordi sui diritti di proprietà intellettuale (Trips) non possono impedire ai singoli Stati di mettere in atto ogni misura a loro disposizione per tutelare la salute pubblica, offrendo la possibilità di utilizzare farmaci generici, ugualmente efficaci ma dal costo irrisorio. Nel riconoscimento del diritto alla salute come diritto umano universale la battaglia sull’accesso ai farmaci si colora di una forte valenza civile. I promotori di questa battaglia, “coloro che da pazienti si stanno finalmente trasformando in attivisti”, non si ritengono vittime – un termine che implica sottomissione – ma, al contrario, persone con Hiv in maniera attiva.