Così sarà l’agenzia italiana per il farmaco

Nome in codice: Aifa. Missione: governare sotto un solo tetto quasi tutta la politica farmaceutica italiana. Dai prezzi all’ammissione dei farmaci alla rimborsabilità gratuita, dalla R&S all’etica, dalla vigilanza contro i rischi all’informazione scientifica indipendente. E ultima, ma certo non ultima, missione: il controllo della spesa a carico dello Stato. È con questo bagaglio di compiti e di ambiziosi obiettivi da centrare che l’Italia, tra le ultime in Europa, s’è dotata dell’Agenzia italiana del farmaco. Una vera e propria Authority: la «creatura», come l’ha definita il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, è stata battezzata ufficialmente giovedì scorso a Roma. Con un “taglio dei nastri” per l’inaugurazione della nuova sede, scelta in un edificio che anni fa avrebbe dovuto ospitare l’Agenzia europea di settore (l’Emea), e che però venne strappata all’Italia e insediata invece a Londra.

La nascita dell’Aifa è il frutto di una lunga concertazione tra Governo e Regioni. Prevista per legge con il varo del decretone di accompagnamento alla Finanziaria 2004, l’Aifa è praticamente già operativa. Con un elenco di compiti da far tremare i polsi. Tanto che fin da questo mese – nel bel mezzo dell’elaborazione delle misure che finiranno in quella Finanziaria 2005 da 17 mld di tagli e di altri 6 mld da recuperare per consentire la riduzione della pressione fiscale – l’Agenzia del farmaco dovrà fare la sua parte per studiare i possibili interventi di compressione della spesa farmaceutica pubblica che il ministero dell’Economia potrebbe sollecitare. Se così fosse, si tratterebbe della nona manovra di tagli della spesa farmaceutica in tre anni di Governo del centro-destra.

Ma sarà davvero così? I suoi vertici guardano avanti. E ci tengono a sottolineare che il loro compito è un altro. O meglio, è «anche altro». E cioé: sburocratizzare il settore, a cominciare dal dimezzamento dei tempi di autorizzazione al commercio dei farmaci: per essere primi in Europa, addirittura. E per favorire gli investimenti, creando terreno fertile alla realizzazione nel nostro Paese dei trial clinici, che oggi vedono in pole position i nostri partner del Nord Europa, con l’Inghilterra grande protagonista. Insomma, una grande scommessa. Una caccia alla competitività globale che vedrà nell’etica delle regole la prima strategia vincente.

«Dobbiamo dare un’immagine di trasparenza, chiarezza e semplificazione procedurale: è grazie a questo che potremo chiedere al settore produttivo di portare investimenti di rilievo in Italia», dice il presidente dell’Aifa, Antonella Cinque. Il primo obiettivo, aggiunge «è quello di fare del nostro Paese il centro delle sperimentazioni multicentriche più importanti» e per realizzarlo si punta a «coinvolgere l’eccellenza delle strutture pubbliche» e a «stabilire un dialogo permanente con le altre Agenzie europee e con l’Emea». «È questo – conclude la Cinque – il modo migliore per assolvere al compito affidato all’Agenzia: creare una cultura nuova. L’Aifa vuol essere la casa comune della politica farmaceutica per l’unitarietà del sistema».

Un obiettivo che trova concordi i due rappresentanti delle Regioni nel CdA dell’Authority, l’assessore al Bilancio della Lombardia, Romano Colozzi, e l’assessore alla Sanità della Toscana, Enrico Rossi. «Il contesto in cui l’Agenzia si trova a operare è caratterizzato da una situazione finanziaria molto rigida e da politiche di estremo rigore – afferma Colozzi – ma è altrettanto vero che nel nostro Paese vive e deve essere sostenuta un’industria farmaceutica all’avanguardia». «Dobbiamo negoziare con le aziende produttrici programmi di ricerca e sviluppo del settore rivedendo allo stesso tempo tutto l’assetto del settore: dall’informazione scientifica ai modelli organizzativi del servizio pubblico, rimuovendo anche alcune distorsioni legate alla produzione, come il co-marketing e i brevetti complementari», aggiunge Rossi.

Un restyling di cui il super-manager dell’Aifa, il direttore generale Nello Martini, ha già fissato obiettivi e scadenze: «Puntiamo a dimezzare i tempi necessari alla registrazione dei prodotti sul nostro mercato (oggi 6/9 mesi): dal 2005 saremo il Paese con le procedure più competitive. Allora le aziende non potranno non essere interessate a investire da noi».