Parte la sperimentazione del vaccino italiano

Il vaccino, basato sulla proteina Tat, sarà testato come preventivo su 32 volontari sani, e come terapeutico su 56 volontari infetti, ma non in cura con terapia antiretrovirale.L’inizio dei test clinici in tre centri italiani, a Roma e Milano, è stato annunciato oggi dal presidente dell’Iss, Enrico Garaci, dopo l’ok ricevuto dal ministero della Salute e il completamento delle procedure richieste dalle normative italiane ed europee. La sperimentazione del vaccino, realizzato dal reparto Retrovirus del Laboratorio di Virologia dell’Iss, sarà diretta da Barbara Ensoli. E chi vorrà partecipare potrà ricevere tutte le informazioni al numero verde 800-861061, attivato dall’istituto. Obiettivo di questa prima fase della sperimentazione clinica: dimostrare l’innocuità del vaccino nell’uomo, l’assenza cioé di effetti tossici, e valutare la risposta immune indotta dalla vaccinazione. I test prevedono 6 mesi di trattamento e altri 6 di osservazione, al termine dei quali verranno resi noti dall’Iss i primi risultati. Il vaccino si basa sull’utilizzo della proteina Tat, prodotta subito dopo l’entrata del virus nella cellula, e fondamentale per la replicazione del virus e per la progressione verso la malattia. Studi sperimentali nel modello animale hanno dimostrato che la somministrazione di questa proteina non ha effetti tossici e induce una risposta immunitaria completa, cioè sia anticorpale che cellulare, in grado di bloccare la replicazione del virus e di conseguenza lo sviluppo della malattia. Il ruolo chiave della proteina Tat è stato confermato attraverso il monitoraggio di oltre 100 pazienti sieropositivi, in cui è stato osservato che la piccola percentuale di coloro che avevano sviluppato naturalmente una risposta immune contro la proteina Tat tendeva a rimanere in uno stadio asintomatico o a progredire più lentamente nell’evoluzione della malattia. “Si tratta di un vaccino – spiega l’Iss in una nota – sostanzialmente diverso dagli altri vaccini anti-HIV. La maggioranza di quelli sperimentati, e risultati purtroppo inefficaci, ha avuto come bersaglio le proteine strutturali che costituiscono l’involucro esterno del virus, con lo scopo di indurre un’immunità sterilizzante, in grado cioè di evitare l’infezione. Il vaccino ‘made in Italy’ non previene l’infezione dei linfociti T (cellule bersaglio dell’Hiv), ma è capace di controllare precocemente la replicazione del virus, contenendone così la replicazione e bloccando la progressione verso la malattia”. La riduzione della carica virale permetterebbe inoltre di diminuire la trasmissione a livello di popolazione. Altra caratteristica importante di questo vaccino è che la proteina Tat è essenzialmente la stessa nei differenti sottotipi virali presenti nelle diverse zone del mondo, e può pertanto funzionare in tutte le popolazioni. Ciò significa che può essere somministrato sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo (Africa, Asia), dove oggi si concentra l’emergenza epidemica più importante e dove un vaccino in grado di controllare la replicazione del virus e quindi la trasmissione, può essere una risposta efficace di sanità pubblica a un problema che in quei Paesi assume dimensioni drammatiche.

Fonte: La Repubblica 25 Novembre 2003