Linee guida provvisorie per il trattamento della coinfezione HIV/HCV

Rilasciate le linee guida provvisorie per il trattamento della coinfezione HIV/HCV emanate dalla BHIVALa British HIV Association ha emanato linee guida provvisorie per il trattamento delle persone confettate HIV/HCV. Tutte le persone sieropositive dovrebbero essere testate almeno una volta per l’HCV, con test successivi periodici per le persone a rischio infezione HCV o per persone in cui subentra una malattia epatica. Dovrebbero essere anche fatti test per verificare eventuali coinfezioni con HBV e HAV e i pazienti coinfettati HIV/HCV dovrebbero essere vaccinati per l’epatite a e B. Le persone coinfette HIV/HCV dovrebbero essere messe al corrente delle modalità di trasmissione del virus dell’epatite C e dovrebbe essere loro comunicato che l’alcool è dannoso per il fegato e quindi non dovrebbero berlo. Dovrebbero essere fatti i test per capire il tipo di genotipo dell’HCV, in quanto predittivo della risposta al trattamento. Se non sussistono ragioni mediche per non farlo, i pazienti HIV/HCV dovrebbero essere sottoposti a biopsia epatica per capire il livello di danno epatico HCV-derivato e per scoprire eventuali altre cause di malattie epatiche. Il trattamento dell’HCV dovrebbe essere preso in considerazione in particolare nelle persone che hanno un danno epatico moderato e dovrebbe essere idealmente iniziato se i CD4 sono maggiori di 200 cells/mm3., in quanto il trattamento dell’HCV se i CD4 sono minori di 200 cells/mm3 è associato con una bassa risposta. L’obiettivo della terapia anti-HCV è l’eradicazione virale (HCV PCR negativa dopo 6 mesi dalla fine della terapia). Altri obiettivi sono la riduzione del rischio di trasmissione e e la riduzione del progresso della malattia, se l’eradicazione non è possibile. Il trattamento dovrebbe essere preso in considerazione anche per la persone che hanno un danno epatico lieve, in particolare se il paziente si mostra desideroso si iniziare la terapia e se ci sono oggettive possibilità di successo. Il tutto sarebbe meglio che accadesse nell’ambito di studi clinici. In caso di cirrosi , il paziente confettato HIV/HCV è un buon candidato per il trapianto epatico se la prognosi per l’HIV è buona. L’HCV dovrebbe essere trattata prima dell’HIV se l’infezione da HIV è stabile e non necessita di terapia. Tuttavia, se il numero di CD4 è basso e una persona è considerata a rischio di HIV-progressione, allora la terapia anti-HIV deve essere iniziata prima. Idealmente una persona confettata, sia per la situazione clinica ordinaria, sia per le eventuali terapie, dovrebbe essere seguita da un equipe di infettivologi ed epatologi. I pazienti con HIV/HCV di genotipo 1 dovrebbero ricevere 48 settimane di terapia anti-HCV e quelli con genotipo 2-3 24 settimane di terapia anti-HCV. Dopo 12 settimane si dovrebbero effettuare i test appositi predittivi di una risposta al trattamento. Prima dell’inizio della terapia anti-HCV, dovrebbe essere effettuato un colloquio di carattere psichiatrico con il paziente in quanto la depressione è un effetto collaterale fortemente associato con l’interferone. La ribivarina è una potenziale causa di anemia, ne consegue il monitoraggio scrupoloso dei livelli di emoglobina ed eventuali interventi per normalizzarli. Da prendere in considerazione la riduzione del dosaggio di ribivarina in casi di anemia. Lo standard di terapia è interferone pugilato + Ribivarina, gli studi sono ancora in corso. Attenzione inoltre all’interazione tra ribivarine e farmaci anti-HIV, in particolare ddI. Si raccomanda un monitoraggio delle transaminasi e dei lattati. La combinazione di ribivarina con Tenofovir e ddI insieme dovrebbe essere utilizzata con estrema cautela. Ai pazienti con HCV acuta dovrebbe essere offerto interferone e si dovrebbe dare considerazione all’ipotesi di trattamento con INF-PEG e RBV visto i risultati ottenuti per le persone monoinfette HCV.

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