La chiesa odia solo i gay felici

Un intervista con Gianni Geraci, portavoce del coordinamento dei gruppi cristiani omosessuali in Italia gruppi cristiani gay: «A volte la nostra coscienza è più ancorata alla realtà di quanto non lo sia la chiesa». Gianni Geraci, portavoce del coordinamento dei gruppi cristiani omosessuali in Italia, non è particolarmente sorpreso né turbato dal documento del cardinale Ratzinger. È sicuro che le opinioni del Vaticano non sono quelle della base cattolica, che da molto tempo, quando si parla di sesso o di politica, ha imparato a ragionare con la propria testa. Senza scomodare il tappeto di preservativi (usati) lasciati dai papa boys a futura memoria in occasione di un loro recente raduno mondiale a Roma, cita Alessandro Manzoni, che era anche lui un bravo cattolico. «Era stato nominato senatore del regno – racconta Geraci – ma non era mai andato a Roma a prendere possesso della sua carica. Ci andò solo dopo che Pio IX ebbe pronunciato il non expedit , il divieto per i cattolici di partecipare alla vita politica dell’Italia unita. Manzoni si sentì in dovere di dire che non era d’accordo con il papa.. Quando ci sono di mezzo temi di rilevanza politica i cattolici hanno il diritto e il dovere di agire secondo la loro coscienza, che molto spesso è più ancorata alla realtà di quanto non lo sia la chiesa ufficiale. Penso che anche sul tema del riconoscimento legale delle unioni omosessuali le direttive del Vaticano stiano strette a buona parte del mondo cattolico. Perfino i politici di ispirazione cattolica, che pure le seguono, cominciano a dare segni di insofferenza».

Ma perché la chiesa odia tanto gli omosessuali?

Rispondo con una frase contenuta in un documento delle superiori delle congregazioni delle suore americane in difesa di Jeanine Gramick, una suora perseguitata dal Vaticano perché chiede un atteggiamento più aperto verso i gay: «Guai a voi uomini della santa sede, ipocriti, perché condannate le unioni omosessuali e non vedete l’omosessualità praticata dal vostro clero». Comunque la chiesa non odia tutti gli omosessuali, solo quelli che sono felici di esserlo e lo raccontano in giro. Bisognerebbe fare un ragionamento complesso sull’importanza dell’omosessualità repressa come fonte di energia per la chiesa cattolica, considerare quanti sacerdoti siano diventati tali per via di una omosessualità intesa come «chiamata» al sacro, pensare a quanti gay infelici e devoti frequentino regolarmente le parrocchie. Se l’omosessualità diventa una scelta rispettabile e un’alternativa praticabile alla luce del sole, un intero sistema basato sulla repressione rischia il collasso.

Perché un’altra presa di posizione contro i gay proprio adesso?

I progressi della legislazione in materia di diritti degli omosessuali sono continui e la strategia del Vaticano è quella di contrastarli colpo su colpo, alzando sempre il tiro. In questo momento, a mio parere, la battaglia principale su questo argomento la chiesa la combatte in Europa, contando molto su un riequilibrio in senso conservatore derivante dall’allargamento a est della Ue. Finora, per fortuna, l’omofobia militante della chiesa si è sempre rivelata controproducente, ma questo a persone come il cardinale Ratzinger non interessa. Perciò non tollerano il dissenso e puniscono i preti indisciplinati.