Il piercing genitale rende più vulnerabili all’Hiv

Generalmente si pensa che il rischio di trasmissione dell’Hiv durante il sesso orale sia molto basso, e quasi inesistente per il partner “insertivo”, vale a dire quello che viene succhiato. Tuttavia i rischi potrebbero essere considerevolmente maggiori per chi ha un “Prince
Albert” (l’anello infilato in cima al glande) o altri piercing al pene. Ad affermarlo è un nuovo studio condotto da ricercatori australiani, in cui 75 uomini di Sydney che hanno preso l’Hiv tra il 1993 e il 1999 hanno risposto a approfonditi questionari per stabilire
la causa più probabile del contagio. Di questi, circa l’80 percento, cioè 59 uomini, hanno riferito che il
comportamento più probabilmente a rischio da loro fatto era sesso non protetto, e uno di loro ha anche riferito di aver condiviso materiale per l’uso di droghe. Escludendo i comportamenti “ad alto rischio”, restano 16 soggetti. Di questi, 11, cioè il 15%, hanno riferito di aver fatto sesso anale con
il preservativo e i ricercatori suppongono che lo sfilamento o la rottura del profilattico sia stata la causa più probabile di trasmissione dell’Hiv. Gli altri cinque uomini hanno riferito solo di aver fatto sesso orale, e quindi i ricercatori suppongono che potrebbero essere probabilmente casi di “suck and swallow”, letteralmente “succhia e ingoia”. In poche parole, praticando sesso orale questi ragazzi sono probabilmente venuti in contatto diretto con lo sperma del partner. Tuttavia tre uomini, cioè il 4% hanno riferito solo di essere stati “attivi” nel rapporto orale, ma tutti loro avevano un piercing
genitale rimarginato. I ricercatori commentano: “Le lacerazioni nella integrità della pelle come i piercing ai genitali possono costituire una breccia anche quando la pelle è apparentemente rimarginata sulla superficie, dal
momento che la presenza di una borchia o un anello metallico può provocare a lungo andare una infiammazione subclinica”.

Fonte: Gay.com UK