Fondo Globale, l’Italia tradisce il sud del mondo

Il governo italiano spinse per il Fondo Globale per la Lotta all’Aids, impegnandosi a un finanziamento che ora viene ritirato: “Abbiamo speso troppo in Iraq”. E scoppia la protesta.Nell’aprile del 2001 il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, in occasione del Vertice di Abuja, propose ai paesi ricchi l’istituzione di un fondo per la lotta all’aids, tubercolosi e malaria, allarmato dai quasi 7 milioni di morti nel mondo ogni anno. Era necessaria una collaborazione tra comunità internazionali e settore privato finalizzata alla riduzione delle tre malattie e alla cura dei soggetti colpiti. Al vertice del G8 di Genova fu proprio il governo italiano a farsi promotore del Fondo Globale per la lotta contro aids, tubercolosi e malaria, impegnando i paesi del Vertice ad uno stanziamento di spesa di 10 miliardi di dollari entro il 2005. L’Italia avrebbe versato al Segretariato del Fondo, con sede a Ginevra, 100 milioni annui.

Il Fondo, finora ha approvato interventi per 2,4 milioni di euro, aiutando il Ghana dove l’aids è un flagello; o il Ruanda con 38 centri integrati per l’intervento sull’Hiv. Nelle Filippine si istruiscono i medici per la cura contro la tubercolosi. Il Fondo globale ha iniziato a funzionare rafforzando la coesione tra i Paesi aderenti e impostando nella giusta prospettiva gli interventi da attuare nei Paesi del Terzo Mondo. Ora proprio gli italiani, paladini dell’iniziativa, con un seggio nel consiglio di amministrazione a Ginevra, non riescono a versare la quota pattuita per il 30 settembre.

L’opposizione e alcune organizzazioni umanitarie gridano allo scandalo e chiedono spiegazioni al governo. «Il problema dell’aids è stato dimenticato dal governo; nessuna campagna sulla prevenzione se non quella sulla castità. Figurarsi se si mettono a finanziare cure e interventi nel Terzo Mondo», spiega Franco Grillini. Umberto Ranieri, Ds, vicepresidente della commissione Esteri della Camera, venerdì scorso ha presentato un’interrogazione urgente al presidente del Consiglio e al ministro per gli Affari esteri, e spiega: «Il capitolo di spesa 2180 che prevedeva 180 milioni per iniziative ad hoc, è saltato per i tagli alla spesa. 100 milioni erano per il Fondo globale». Fiorello Provera, della Lega, presidente della commissione Esteri del Senato, afferma che i soldi non ci sono perché in Iraq e Afghanistan abbiamo speso più di quanto preventivato. «Non c’è rapporto diretto tra le due cose, e non è neppure una motivazione convincente. Assumere un impegno e non mantenerlo fa perdere autorità al nostro Paese. Per riprendere il capitolo di spesa occorre un atto che abbia la forza di legge, cosa non semplice», replica Ranieri. Domanda: se l’Italia non farà la sua parte cosa succederà?Risposta: gli Usa verseranno 40 milioni di dollari in meno, così come il Giappone e gli altri membri del Fondo.

«L’atteggiamento del governo è vergognoso» dice Ermete Realacci, della Margherita e dichiara una cosa che, se vera, sarebbe davvero grave. Secondo il deputato centrista, non solo il governo non verserà i 100 milioni stabiliti, ma non ha mai onorato l’impegno sottoscritto a Genova. «A Ginevra – denuncia – sono arrivate briciole». In effetti, da quanto ci ha dichiarato il senatore Alessandro Forlani dell’Udc, il governo italiano ha bloccato 250 milioni destinati al Fondo. Frattini, sempre secondo il senatore dell’Udc, ha promesso per il 2005 una nuova integrazione di 100 milioni.

La cosa che importa maggiormente è che l’impegno finanziario dei G8 nel Fondo globale non venga meno, nel momento in cui sorgono problemi di assistenza e aiuti non solamente in Africa e nelle Filippine, ma anche in Asia dove il livello dell’epidemia di Hiv, in alcune zone ha superato quello africano. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovremmo assicurare l’accesso alle cure a 3 milioni di individui entro il prossimo anno; spenderci per l’azzeramento del debito nei Paesi poveri; riformare le legislazioni a tutela dei brevetti sui farmaci essenziali per permetterne un maggior accesso; chiedere alla Banca Mondiale un maggiore ruolo e impegno nel sostenere la promozione delle politiche legate alle strutture sanitarie e considerare l’Aids una lotta prioritaria. Nella speranza che l’Italia, seppur tardivamente, riesca a versare i 100 milioni a Ginevra.