Aiuti denuncia ritardi nella disponibilità di nuovi farmaci negli ospedali

“In alcune Regioni d’Italia, specie al Centro-Sud, le persone con HIV/AIDS non si possono curare e alcuni addirittura rischiano di morire perché alcune aziende ospedaliere, con un colpevole e assurdo ritardo, non mettono a disposizione i nuovi farmaci antivirali già da tempo registrati nel prontuario nazionale”. La denuncia arriva dall’immunologo Fernando Aiuti, che sui ritardi di alcuni ospedali italiani ha informato il ministro Sirchia.

Nella sua denuncia, Aiuti sottolinea che “non solo non sono messi a disposizione dei malati nuovi farmaci antivirali per la cura dell’Aids già registrati in commercio come l’atazanavir, il fosamprenavir e il T-20. Ma c’è un assurdo ritardo nella registrazione di farmaci rispetto a quanto avviene in altri Paesi europei.

“La cosa è tanto più grave – sottolinea Aiuti – per quei pazienti che avevano usato questi farmaci per molti mesi per uso sperimentale o compassionevole prima della registrazione e che ora, messi in commercio dalle industrie farmaceutiche, non vengono più distribuiti gratuitamente alle aziende ospedaliere. Le segnalazioni sono spesso anonime o con richiesta di non indicare i nominativi in quanto i malati desiderano mantenere l’anonimato e i medici hanno timore di suscitare reazioni negative nei direttori delle aziende ospedaliere”.

“Pur essendo vero – prosegue Aiuti – che le aziende ospedaliere devono inserire nel loro prontuario i nuovi farmaci, è anche vero che la legge stabilisce che i prodotti, se registrati, devono essere disponibili per tutti i malati che hanno le caratteristiche previste per usarli. Recentemente – ricorda l’immunologo – il ministro Girolamo Sirchia, in occasione della riunione della Commissione nazionale Aids, su mia richiesta ha ribadito che le aziende ospedaliere devono rendere immediatamente disponibili i farmaci registrati sul prontuario in fascia H (uso ospedaliero). Inoltre – sottolinea Aiuti – l’introduzione dei farmaci non comporta alcuna spesa in eccesso per gli ospedali in quanto, se un malato prende un nuovo farmaco, sospende quello che stava usando prima”.