Il CDC emette una nuova raccomandazione per la PrEP iniettabile due volte l’anno per l’HIV, informa la Società di Malattie Infettive degli USA.

Il CDC ha reso nota la decisione di approvare il lenacapavir iniettabile (LEN; Yeztugo, Gilead Sciences) come opzione per la profilassi pre-esposizione all’HIV (PrEP). E’ questo il primo regime PrEP che può essere somministrato per via iniettiva due volte l’anno.

La raccomandazione (MMWR Morb Mortal Wkly Rep 2025;74[35]:541-549), sviluppata dal gruppo di lavoro sulle linee guida PrEP del CDC, segue l’approvazione del LEN da parte della FDA di giugno 2025.

La decisione si è basata sui risultati di due ampi studi clinici randomizzati controllati (RCT) – PURPOSE-1 e PURPOSE-2 – che hanno riscontrato un’efficacia del 100% nelle donne e del 96% negli uomini e nei partecipanti di genere T in un anno di follow-up (N Engl J Med 2024;391[13]:1179-1192; 2025;392[13]:1261-1276).

“Il sostegno del gruppo CDC per la prevenzione dell’HIV riflette la solidità dei dati degli studi PURPOSE-1 e PURPOSE-2”, ha affermato Paul E. Sax, MD, direttore clinico della Divisione di Malattie Infettive del Brigham and Women’s Hospital di Boston. “Spero che contribuisca a sostenere lenacapavir per la PrEP da parte di enti pubblici e privati”.

Si parla molto di Lenacapavir come di una delle due soluzioni a lunga durata d’azione per la prevenzione. Il farmaco è un inibitore del capside dell’HIV che si somministra tramite due iniezioni sottocutanee ogni sei mesi dopo una dose iniziale orale per accertare che non vi siano eventi avversi. In entrambi gli studi randomizzati con braccio di controllo, si è dimostrato superiore alla PrEP orale standard, prevenendo quasi tutte le nuove infezioni da HIV tra i partecipanti ad alto rischio.

In entrambi gli studi, si è verificato un numero limitato di infezioni da HIV tra i partecipanti trattati con LEN: due in ciascuno studio. Tuttavia, si trattava di casi estremamente rari tra le migliaia di pazienti arruolati. Gli sperimentatori hanno osservato che i casi di trasmissione del virus non sembravano legate alla resistenza al farmaco e che la LEN ha mantenuto un elevato effetto protettivo complessivo. Tuttavia, gli esperti hanno osservato che reazioni e noduli nel sito di iniezione da lievi a moderati erano comuni, ma raramente portavano all’interruzione.

Restano gli interrogativi che si pongono di fronte a un trattamento nuovo. Sarà altrettanto efficace nella pratica clinica? Dimostrerà una maggiore persistenza rispetto alla PrEP orale? Le reazioni nel sito di iniezione e i noduli cutanei si riveleranno un ostacolo? Rappresenterà un motivo in più per vedere la curva delle nuove diagnosi finalmente in discesa? Spetta ora a EMA dare l’approvazione alla distribuzione del farmaco e AIFA non potrà permettersi di lasciare questa nuova strategia long Acting nel dimenticatoio per due anni, come già accaduto per il Cabotegravir.

Il Dott. Sax, relatore di questa notizia, è membro del comitato consultivo scientifico di Gilead.