PERSONE CON HIV/HCV IN ITALIA: UNA FOTOGRAFIA “RAGIONATA”

Nadir, grazie alla comunità scientifica italiana e alle altre associazioni, fa il punto sulla coinfezione HIV/HCV in Italia pubblicando un Libro Verde sulla materia, che evidenzia pregi e criticità dell’area.

Di seguito proponiamo i contenuti principali del Libro verde sulla coinfezione HIV/HCV in Italia:

  • La stima attuale delle persone con HIV/HCV (diagnosticate e non diagnosticate) nel nostro paese è 31.043. Di queste, il 76% (23.592) ha infezione da HCV attiva (ossia con HCV RNA rilevabile). Secondo i criteri AIFA vigenti, solo 2901 persone potrebbero avere accesso al trattamento, essendone già state trattate 9672. In conseguenza, circa 16.800 persone non possono avere accesso ai farmaci anti-HCV nel nostro paese. I neo-coinfetti HIV/HCV che entrano in cura ogni anno sono circa 300 (dati ICONA/COA).
  • Le Linee guida nazionali e internazionali esortano l’immediato trattamento anti-HCV delle persone con HIV. I più solidi dati di letteratura evidenziano come nelle persone con HIV e HCV attiva (ossia con HCV RNA rilevabile) è più a rischio il pieno recupero del sistema immunitario. Inoltre, l’eradicazione di HCV nelle persone con HIV riduce l’incidenza di diabete, delle sue complicanze e delle malattie renali. Non eradicare l’HCV nella persona con HIV comporta, infine, un più alto rischio della mortalità dovuta a cause non AIDS e non legate al fegato (Potter M AIDS 2010; Peters AIDS 2012; Mocroft A PLOS One 2012; Lucas jiD 2013; Grint D CROI 2014).
  • Politiche di proibizionismo provocano fenomeni di mercati paralleli. Quasi la metà (46%) delle persone con HIV e HCV cui è stata negata la cura dell’Epatite C (306 sono le persone che hanno risposto al sondaggio) cerca via alternative per procurarsi i farmaci: il 49% attraverso internet, il 23% si è rivolto ad associazioni e il 12% ha chiesto aiuto allo stesso medico curante. Quasi tutti (96%) sarebbero disposti a intraprendere un’azione legale collettiva (class action) per rendere i famarci anti-HCV disponibili e il 79% sarebbe anche disposto a intraprendere un percorso controllato dalla struttura sanitaria stessa (quindi secondo i canali tradizionali), che richieda il pagamento di una cifra di 1000 Euro per ricevere il trattamento (dati Nadir).
  • E’ preoccupante che nel rapporto medico-paziente argomenti differenti (economici) da quelli della tutela della salute del paziente stesso sono all’ordine del giorno (nel 62% degli intervistati). Solo il 6% degli intervistati, cui ricordiamo è stata negata la terapia anti-HCV, dichiara di essere entrato in liste specifiche “di attesa”, che tengono traccia della persona e della evoluzione della sua malattia (dati Nadir).
  • E’ inoltre allarmante che il 38% degli intervistati non sappia il proprio grado di fibrosi, parametro in Italia necessario per accedere alla terapia anti-HCV. Infine, emerge come almeno il 20% del campione è stato lasciato in un limbo dopo la negazione della terapia: garantire un percorso di corretta presa in carico a tutti è imprescindibile per la gestione di qualunque malattia (dati Nadir).
  • La mancanza della cura ha implicazioni di rilievo sulla qualità della vita: il 60% del campione dichiara problemi nell’affettività, nella progettazione e, in generale, sulla stabilità psicologica. In conseguenza, il potenziale impatto sui costi indiretti (es.: programmazione, produttività della persona, conseguenze sull’attività lavorativa) è argomento all’ordine del giorno (dati Nadir).

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