Anticipazione di Delta 85

CONTAGIO, CONSENSUS e GIUSTIZIA:
Accuse e rinvii a giudizio di persone che consensualmente hanno avuto rapporti occasionali, radicalizzano quel senso di pregiudizio e criminalizzazione che si riassume nel semplice, colorito, sciocco termine di “untore” usato spesso dalla stampa e questo non aiuta chi può essere influenzato e spaventato dall’uso improprio del linguaggio mediatico, a conoscere le malattie a trasmissione sessuale, a prevenirne i danni, a sottoporsi ai test. Un processo per tentate lesioni gravissime, oltre al peso giuridico, ha un peso politico e sociale che annulla anni di sforzi di informazione e prevenzione. 

 

Giurisprudenza
La responsabilità penale nel contagio dell’HIV è materia ancora controversa. La Corte di Cassazione ha emesso questa sentenza il 3 ottobre 2012 n. 38388: “La condotta di chi contagia il proprio partner tacendogli di essere affetto da sindrome da HIV integra il reato di lesioni personali gravissime con dolo eventuale; sussiste infatti l’elemento psicologico del dolo eventuale quando l’agente, pur non avendo di mira il fatto a rischio, ne accetti – nella proiezione della propria azione verso la realizzazione di un fatto primario – la concreta possibilità del suo verificarsi, in un necessario rapporto eziologico con l’azione medesima.”

Il dolo eventuale, elemento psicologico confermato dal concetto di “concreta possibilità”, oggi lascia perplessi. Altrettanto perplessi lascia la certezza della Corte di integrare il contagio dell’HIV nel reato di “lesioni gravissime”.

Questo criterio non era stato considerato valido dalla Corte d’Appello in quanto, pur riferendosi a un rapporto tra marito e moglie, non vi era la prova che il contagio fosse avvenuto per responsabilità del marito.  La Cassazione stravolse così un criterio che sembrava perlomeno dubbio.

Adeguamento all’innovazione
A questo proposito, oggi si vorrebbe introdurre l’importanza delle evidenze scientifiche che hanno modificato le dinamiche e le possibilità di contagio. Dal momento in cui la terapia per l’HIV abbatte la replicazione virale e il conseguente rischio di contagiare, riteniamo moralmente ragionevole scagionare dall’imputazione chiunque assuma terapia efficace.

Diverso è il caso di chi, non avendo mai fatto il test, o avendolo fatto in modo saltuario e non continuativo, è affetto da HIV, non ne è consapevole e contagia altre persone. Ma, in questo caso, la giustizia non potrà avvalersi del concetto di dolo eventuale in quanto la persona accusata ne è ignara. Con l’applicazione della Sentenza della Corte di Cassazione, sembra che chi è ignaro del proprio stato sierologico sia meno colpevole di chi ha fatto il test, conosce il proprio stato, si cura e non ha virus quantificabile.

Le sentenze di condanna riscontrabili in giurisprudenza, non tengono neppure in conto, per quanto riguarda il dolo eventuale, che tutti sanno che esiste il rischio di contagio con l’HIV nella fattispecie dei rapporti occasionali e che è dovere anche della persona che consensualmente si sottopone al rischio di contagio proteggere la propria salute e non delegarla a persona terza.

Alquanto incerto è poi il risultato del test filogenetico, in quanto dimostra che, pur essendovi compatibilità tra due virus che sono in due persone diverse, prova che i virus sono collegati, ma non dimostra che siano lo stesso virus, né che il contagio sia avvenuto con il rapporto sessuale oggetto di accusa. Al massimo, può provare che i due virus non hanno nulla in comune, esonerando così l’accusato da qualsiasi responsabilità di contagio.

La Dichiarazione internazionale di Consensus
Resta quindi più valida la ricerca della storia sessuale e quella clinica delle persone accusate o accusatrici, come afferma la Dichiarazione di Consensus firmata da molti clinici ed in particolare da Françoise Barré-Sinoussi, biologa molecolare che ha isolato per prima il virus. Tale lavoro è stato realizzato facendo una revisione dettagliata della letteratura scientifica pubblicata fino ad aprile 2017.

In essa si afferma che, anche se la via sessuale è una forma comune di trasmissione dell’Hiv, la possibilità di contrarre il virus durante un singolo rapporto sessuale varia da nessuna a bassa.

Verso un cambiamento?
A questo proposito Nadir ha chiesto di includere all’ordine del giorno della prossima seduta ministeriale del CTS la necessità di una revisione precisa della materia, anche in considerazione dell’orientamento di SIMIT verso una dichiarazione di consensus analoga ed accettabile per il Ministero della Salute e per il Ministero della Giustizia. Il Ministero della Salute e SIMIT hanno già dichiarato di voler approfondire la tematica per aggiornare quanto di obsoleto vi è nella giurisprudenza di merito.

Non dimentichiamo che una visione obsoleta del rischio di contagio è fortemente discriminatoria delle persone portatrici di patologia, produce paura sociale e pregiudizio, diminuendo la disposizione della popolazione a ricorrere al test periodico.

Riteniamo colpevoli di discriminazione i giornalisti che definiscono una persona sieropositiva in cura efficace come ai tempi della peste “l’untore”.

Fonte: Barré-Sinoussi F et al. Journal of the International AIDS Society 2018, 21: e25161
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/jia2.25161/full | https://doi.org/10.1002/jia2.25161

IL VOLTO DELL’ASSASSINO
La Gazzetta del Mezzogiorno (Bari Città V, 29/3/2019) e ADNKRONOS riportano il caso di un uomo che è stato arrestato dopo aver avuto rapporti occasionali con una donna l’estate scorsa, avendole nascosto la propria sieropositività. La donna, che probabilmente (probabilmente?) non sapeva dell’esistenza del virus, ricorsa al PS del Policlinico, è risultata fino allo scorso marzo, negativa all’HIV e NON ha sporto denuncia contro l’uomo. Il PM ha formulato l’accusa d’ufficio sull’ipotesi che l’uomo possa aver avuto altri rapporti sessuali con altre donne. Il GIP ha poi tramutato l’arresto in custodia domiciliare con l’accusa di tentate lesioni gravissime. L’uomo, di cui non si conosce l’identità ma si sa che è residente in altra regione, sarebbe stato rinviato a giudizio.

L’inequivocabile presa di posizione di scienziati infettivologi a questo proposito è:
“…su un piano giuridico, quanto avvenuto è gravissimo. Arrestare qualcuno senza che vi sia né il reato, né il presupposto (sembra che la persona fosse in terapia con viremia non rilevabile) è assurdo e rappresenta un precedente molto pericoloso. Il comportamento incredibile dell’autorità trova purtroppo terreno fertile nella confusione mediatica, generata sia dall’ignoranza sulle nuove acquisizioni (U=U), sia dalla pessima e gratuita gestione mediatica di altri casi…” Ed ancora: “… Questo nuovo caso, francamente inaudito, rafforza la mia convinzione sull’urgenza delle iniziative che abbiamo avviato in ambito SIMIT, da rafforzare con ulteriori interventi in sede ministeriale (CTS) e regionale (Commissioni Regionali AIDS) per esprimere documenti ufficiali che siano di riferimento anche per i contenziosi giuridici che potrebbero aumentare sulla spinta dei casi recenti…”

Filippo von Schlösser