In Gazzetta Ufficiale il decreto taglia-spesa

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 147 del 25 giugno il decreto legge 24 giugno 2004, n. 156 ‘Interventi urgenti per il ripiano della spesa farmaceutica’.Le industrie saranno chiamate a partecipare a una parte dello sforamento del tetto di spesa fissato per il 2004: il conto da 495 milioni presentato loro dal Governo, corrisponde al 60% del margine-industria (66,65%) sui prezzi al pubblico dei farmaci. I tagli dei prezzi saranno del 6,8% ma «pari – afferma il testo del decreto – al 4,12% sul prezzo al pubblico Iva compresa». Il taglio naturalmente riguarda anche i prezzi dei farmaci rimborsabili dal Ssn ma acquistati direttamente dai cittadini. Una misura «prematura» e «non urgente», è stata la risposta di Farmindustria al varo del decreto. «Si poteva aspettare una verifica sui conti di maggio», ha dichiarato il presidente Federico Nazzari. Per il Governo, secondo la relazione che accompagna il decreto alle Camere, il Dl tuttavia «non costituisce una ulteriore manovra o un taglio non programmato della spesa farmaceutica, ma rappresenta l’applicazione di una norma già prevista»: il decretone di accompagnamento alla Finanziaria 2004. E l’urgenza dell’intervento, si aggiunge, «deriva dall’aumento improvviso e assai rilevante della spesa farmaceutica, non motivato da ragioni di variazione della mobilità o dall’insorgere di condizioni di sindromi epidemiche nella popolazione». Troppa spesa, e soprattutto troppe ricette. Fatto il decreto, non è però affatto detto che sul settore farmaceutico non possano piombare altri interventi. Come quelli che l’«Agenzia italiana del farmaco» (al battesimo intorno al 7-8 luglio) potrebbe mettere in cantiere, a cominciare dal prezzo di riferimento per categorie terapeutiche omogenee. Il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, ha detto che per il futuro l’Agenzia potrebbe esaminare altre modalità di ripiano. Una soluzione è di far pagare solo le industrie che più hanno «contribuito» all’aumento di spesa. L’altra ipotesi è di adottare il sistema inglese, secondo cui si considera l’intero portafoglio di prodotti e il fatturato di ogni singola azienda, negoziando un tetto massimo di incremento, superato il quale sarà l’azienda stessa a decidere su quali prodotti spalmarlo.