Farmindustria contesta il decreto taglia-spesa

Si sentono come un bancomat che il Governo usa a suo piacimento quando deve fare cassa. E ora dicono «basta»: agli interventi spot, alle misure tampone, all’«accanimento politico».Le industrie farmaceutiche contestano il decreto taglia-spesa di martedì e passano all’attacco. Alcune aziende pensano ai ricorsi, Farmindustria punta intanto alle modifiche parlamentari. Ma tutte insieme rilanciano una proposta che da dieci anni è rimasta nel libro dei sogni: fare un «tavolo» con le istituzioni per avviare una politica industriale di largo respiro. Una richiesta alla quale il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, e i sottosegretari Giuseppe Vegas (Economia), Cesare Cursi (Salute), Giovanni Dell’Elce (Attività produttive), rispondono in coro: si può fare. Ma a precise condizioni.

A pochi giorni dal varo in Consiglio dei ministri del Dl che ha addossato sulle industrie 499 mln come ripiano di una parte del buco di spesa stimato per il 2004, Farmindustria ha affidato all’assemblea annuale critiche e proposte per uscire dal guado. Per ragionare in termini di sistema-Paese, ha ripetuto il presidente Federico Nazzari: «Vogliamo essere considerati come un comparto industriale strategico, non solo come un fattore di spesa. In Europa è così. Solo in Italia non avviene. Ma il nostro Paese ancora non ha perso il treno». Potrà salire in carrozza, insomma, soltanto se cambia passo e guarda al futuro.

La ricetta degli industriali, per la verità, non si discosta, se mai fosse possibile, da quella indicata da tempo. Una ricetta che dovrebbe uscire da un laboratorio specialissimo: il «tavolo per concordare un programma di medio-lungo periodo che contenga la garanzia di una stabilità normativa almeno triennale in campo farmaceutico – ha detto Nazzari – e la programmazione di una tasso stabile e ragionevole di sviluppo».

Dove i jolly dovrebbero essere: aumento del tetto di spesa e di quella sanitaria in genere, rapido ingresso dei farmaci innovativi, ridefinizione del sistema dei prezzi, brevetti biotech. E un impulso forte e duraturo alla R&S. «Le piante crescono più fertili su terreni fertili», è il messaggio di Farmindustria. Che si spinge a ipotizzare concreti successi, se mai si cambiasse rotta: 16mila occupati in più e 6mila in ricerca, 700 mln in più all’anno di investimenti in R&S, un saldo della bilancia commerciale in positivo per 2,2 mld.

Il Governo, almeno a parole, dice sì al «tavolo». Ma con qualche paletto. «Faremo un incontro con Farmindustria perché si possono migliorare le cose. Sarò ben lieto di avere suggerimenti, ma l’importante è che ognuno capisca che ci sono paletti etici da rispettare», ha dichiarato a distanza Sirchia, affermando che ci sono gli strumenti per sostenere chi vuole investire in Italia e scoraggiare chi pensa solo a fare operazioni commerciali «o magari disinveste». Ma «Farmindustria non ha alcun dubbio sulle regole etiche da rispettare», gli ha replicato Nazzari che ha ricordato la proposta degli industriali di bloccare “a tempo” la promozione commerciale con una norma di legge.

Un sì al «tavolo» lo hanno espresso anche Cursi e Dell’Elce. E anche il sottosegretario all’Economia, Giuseppe Vegas, che ha dichiarato la disponibilità del Governo a esaminare «qualunque questione e correzioni», con riferimento al decreto. E proprio con Vegas c’è stato il siparietto finale sul «tavolo»: «Non dico che arriveremo a un matrimonio, ma un fidanzamento stabile è possibile, e sarebbe un bene per tutti», ha chiosato Vegas. «Io veramente – ha replicato Nazzari – la richiesta di andare al cinema l’ho fatta, forse non sono stato abbastanza galante». Se saranno nozze, fidanzamento o nuova rottura, lo diranno le prossime scene del film.