Cannabis terapeutica nelle istituzioni locali

Praticamente un anno e mezzo, o poco meno, e’ il tempo che e’ durato il dibattito sulla cannabis terapeutica. Se ne parlava anche prima e se ne parlera’ anche in futuro, ma certo in una cerchia un po’ piu’ limitata di “addetti ai lavori”. Il 30 aprile del 2002 invece il confronto si era allargato anche a chi dell’argomento non se ne era mai occupato, e quando sentiva parlare di cannabis e marijuana non pensava certo ai suoi possibili effetti terapeutici. Quella mattina il Consiglio Regionale della Lombardia aveva approvato a larga maggioranza una mozione presentata dal gruppo Radicali Lista Bonino e sottoscritta anche da consiglieri e capigruppo di Forza Italia, Cdu (Biancofiore), Ppi Popolari, Pensionati, Ds, Socialisti, Verdi e Rifondazione Comunista in cui si chiedeva “al Governo e al Parlamento di regolamentare l’uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati”. Un sasso nello stagno. Gli effetti sono stati quelli delle onde che si creano e che si allargano toccando un po’ tutta l’Italia.

Che la canapa indiana e i suoi derivati possano avere utilizzi diversi da quelli “ricreativi”, non e’ certo una novita’. L’unico problema che rischia di insinuarsi e’ pensare di aprire un passaggio verso la fine del proibizionismo. Se la droga non fa male, se si arriva a dire che fa bene, qualcosa potrebbe iniziare a crollare. Ma l’ampio schieramento che ha sostenuto la mozione, e la Regione in cui era stata approvata, amministrata dal centrodestra, avevano messo la discussione sul binario giusto. Non si discuteva di legalizzazione, ma semplicemente di verificare, sperimentare e regolamentare l’uso della canapa. Una pianta.

In realta’, prima della Lombardia era stato il consiglio provinciale di Teramo che il 15 aprile aveva fatto da apripista, anche per lo schieramento trasversale che aveva votato a favore di una mozione simile. Ma la notizia non aveva creato lo stesso effetto domino.
Cosi’, due giorni dopo la Lombardia e’ un’altra regione governata dal centrodestra, il Veneto, che vede depositare una mozione simile. Stavolta le forze politiche sono quelle dell’opposizione, Ds e Sdi. E il 4 maggio l’assessore alla Sanita’, Antonio Poli, interviene sulla marijuana terapeutica chiedendo maggiori sperimentazioni.

Lo stesso giorno interviene un altro assessore regionale alla Sanita’, ma di una Giunta di centrosinistra: la Toscana con Enrico Rossi. “Secondo me vale lo stesso principio dei farmaci: laddove si riconosca l’efficacia terapeutica, dopo attenta sperimentazione, non c’e’ nessun ostacolo all’utilizzo”. Si schiera anche Legambiente Toscana che definisce la decisione della Regione Lombardia come “storica”. Il 7 maggio sara’ il consigliere regionale Fabio Roggiolani, capogruppo dei Verdi, a depositare una mozione identica a quella lombarda. A questa mozione ne seguira’ un’altra di Pieraldo Ciucchi, presidente del gruppo dello Sdi, entrambe verranno approvate il 10 luglio.

Contemporaneamente a Palazzo Vecchio vede la luce una mozione trasversale dei consiglieri comunali di Firenze perche’ il capoluogo toscano ospiti una “conferenza internazionale sugli usi medici della canapa indiana e dei suoi derivati”. A presentarla sono stati i consiglieri di Rifondazione Comunista e di Forza Italia. Lo stesso giorno il dibattito torna a Milano con l’intervista sul Corriere della Sera di Giuseppe Laras, guida religiosa della comunita’ ebraica di Milano, che si schiera decisamente a favore dell’uso medico della marijuana. Sulle pagine dello stesso quotidiano, il 9 maggio, sara’ Paolo Mieli che rispondera’ ad un lettore: “un giorno saremo tutti grati a Yasha Reibman, il giovane medico radicale che ha presentato al Consiglio della Regione Lombardia la mozione per l’uso medico della cannabis.

Tutti, proibizionisti e antiproibizionisti. Perche’ qui non sono in causa ne’ la legalizzazione ne’ la liberalizzazione della marijuana, bensi’ la possibilità di usare quelle foglioline per lenire una sofferenza o contribuire ad una terapia”, scriveva Mieli.

L’8 maggio e’ il turno della Regione Piemonte. I promotori anche in questo caso sono i due consiglieri radicali Carmelo Palma e Bruno Mellano, ma le firme apposte sulla mozione vanno da Forza Italia a Rifondazione Comunista: “si tratta di acquisire, finalmente, alla disponibilita’ di migliaia di cittadini quelle cure, quelle medicine negate poiche’ provenienti da una pianta coltivata da millenni ed oggetto negli ultimi cinquant’anni di una persecuzione tanto grottesca quanto assurda” commentano i consiglieri radicali.

Il giorno seguente il dibattito si sposta in Regione Lazio, e prende i toni dello scontro “politico”. Dopo la presentazione della mozione da parte del centrosinistra, e’ lo stesso presidente della Regione, Francesco Storace a dire la sua. “Sulla droga e’ inutile tentare scorciatoie: nel Lazio non puo’ esserci alcuna disponibilita’ ad approvare mozioni o iniziative di qualunque tipo tendenti a spalancare la strada, sia pure sotto le vesti terapeutiche, ad ogni tentativo di liberalizzazione sostanziale degli stupefacenti”. Anche i Verdi con il loro capogruppo Angelo Bonelli, depositeranno un documento in 7 punti nei giorni seguenti. Solo l’8 luglio verra’ coinvolto al Consiglio Comunale di Roma, questa volta sara’ la maggioranza con la prima firma di Maurizio Bartolucci, dei Ds, che chiedera’ di “incentivare, fuori da pregiudizi ideologici, il dibattito scientifico e la ricerca sugli aspetti terapeutici dell’uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati”.

In Regione Umbria il primo a depositare una mozione sulla cannabis terapeutica sara’ il consigliere di Rifondazione, Stefano Vinti, poi lo seguiranno anche i Ds. La mozione sara’ approvata il 24 luglio.

Il 10 maggio una prima doccia fredda. Il ministro della Salute Girolamo Sirchia dichiara: “quando verra’ dimostrato che la canapa indiana e’ migliore degli oppiacei di cui gia’ disponiamo, allora la terremo in considerazione. Oggi la canapa indiana non ha alcuna evidenza scientifica che serva ad alcunche’ di meglio di quanto abbiamo”. Passano solo sette giorni e le parole del ministro vengono sepolte dagli esiti di un sondaggio condotto da Staibene.it, in collaborazione con l’Istituto di medicina sperimentale del Cnr, sull’uso terapeutico della cannabis. Quasi 9 su 10 (87,5%) sono favorevoli. Davvero esigua (9,7%) la percentuale dei contrari, e ancora inferiore -2,8%- quella di coloro che rispondono ‘non so’. Inoltre, il 91,6% ritiene opportuno avviare anche in Italia la sperimentazione scientifica sugli effetti della marijuana. Ma a schierarsi per la cannabis terapeutica saranno anche italiani piu’ noti: dal premio Nobel Rita Levi Montalcini all’ex ministro della Sanita’, l’oncologo Umberto Veronesi, ma anche politici insospettabili come due ex democristiani di peso: Nino Martinazzoli e Francesco Cossiga.

Il 22 maggio verra’ approvata una mozione nel Consiglio regionale della Basilicata a cui seguiranno i voti favorevoli dei comuni di Melfi (PZ), Latronico (PZ), Tramutola (PZ) e Moliterno (PZ). Verdi e Pdci il 28 maggio presenteranno la mozione alla Regione Emilia Romagna anche per impegnare la Giunta regionale a verificare la possibilita’ di attivare, all’interno del Servizio sanitario regionale, una sperimentazione dell’utilizzo terapeutico dei cannabinoidi a favore dei malati terminali. A distanza di piu’ di un anno non e’ stata mai messa all’ordine del giorno dei lavori. Mentre nella regione si vedranno i voti favorevoli dei Comuni di Bagnacavallo e Lugo (RA), Meldola (FO), Forli’, Rimini e Ferrara (Comune e Provincia).

Il 25 maggio sara’ la volta’ di Udine dove sia al Comune che alla Provincia vengono presentate due mozioni analoghe. La Provincia l’approvera’ il 17 luglio. Il 29 maggio il Consiglio Comunale di Aosta con 21 voti favorevoli, uno contrario e una astensione, una mozione di indirizzo per regolamentare l’uso medico della canapa indiana. Lo stesso giorno arriva il si’ anche del Comune di Firenze, mentre il primo giugno sempre in Toscana viene approvata una mozione analoga a Castelfranco di Sotto (Pisa).

Il 12 giugno in Regione Liguria saranno i consiglieri dei Ds a chiedere di legalizzare la cannabis terapeutica. Il 16 giugno a Napoli il Consiglio Provinciale si pronuncia a favore.
Bisognera’ aspettare il 26 giugno per vedere un’altra Regione, amministrata dal centrodestra, il Friuli Venezia Giulia, che a larga maggioranza chiedera’ a Governo e Parlamento di regolamentare l’uso medico della cannabis. Meno di un mese, il 26 luglio, si aggiunge ala lista anche la Regione Sardegna.

A luglio approveranno documenti simili anche il Comune di Lodi e di Orvieto. Passate le vacanze a settembre si riparte e arriva il voto favorevole di Massa Lubrense (NA). Altri Comuni sono quelli di Bolzano, Monfalcone (GO), mentre il 14 marzo del 2003 verra’ approvata dal Consiglio Provinciale di Gorizia. L’ultima in ordine di tempo ad arrivare e’ stata la Provincia di Perugia il giorno 11 giugno.

Se le mozioni intendevano sollecitare Governo e Parlamento, diciamo che la reazione e’ stata a dir poco tiepida. Il Parlamento ha nei suoi cassetti almeno cinque proposte di legge per la cannabis terapeutica. A presentarle: Verdi, Comunisti Italiani, Forza Italia, Rifondazione Comunista e Democratici di Sinistra. Ancora non sono state inserite in calendario. Mentre il 27 maggio il Governo e’ intervenuto alla Camera dei Deputati per rispondere a due interrogazioni in merito agli effetti terapeutici della cannabis. Il Sottosegretario alla Salute, Cesare Cursi, ha semplicemente detto che “la normativa vigente non contempla la possibilita’ di un uso terapeutico dei derivati della cannabis nella terapia del dolore”. “Attualmente -aveva proseguito Cursi- l’impiego a scopo analgesico dei derivati della cannabis non e’ comprovato in Italia da sperimentazioni cliniche, ne’ risultano pervenute domande da parte di sponsor per la valutazione sperimentale della cannabis o di suoi derivati”.

Era accaduto qualcosa di simile quando nel settembre del 1996 il Consiglio Comunale di Torino aveva approvato una mozione presentata dal consigliere comunale Carmelo Palma, allora coordinatore nazionale del Coordinamento Radicale Antiproibizionista, con cui si invitava il Parlamento ad adottare rapidamente leggi capaci di depenalizzare l’uso delle droghe leggere e consentire la somministrazione di eroina e altre sostanze pesanti a tossicodipendenti. Testi analoghi furono approvati nei comuni e nelle amministrazioni locali di: Abbiategrasso, Alfonsine, Arezzo, Campobasso, Certaldo, Gaeta, Provincia di Napoli, 5a Circoscrizione Di Roma, 13a Circoscrizione Di Roma, Consiglio di Zona 3 di Milano.

Ma soprattutto l’Italia fu scossa da un dibattito sulla legalizzazione e sulle politiche proibizioniste a partire dalle amministrazioni locali. Ma anche in quella occasione Parlamento e Governo restarono inerti.