La marijuana non è solo un erbaccia cattiva

La Marijuana potrebbe costituire un efficace aiuto per i disturbi che si presentano nel corso dei trattamenti antiretrovirali.Oggi, all’interno della guerra contro l’ AIDS, si lotta non soltanto per procurare farmaci sempre nuovi e validi alle persone che vogliono curarsi, ma anche per permettere che i pazienti seguano le terapie nel modo più tranquillo possibile.

La soluzione sembra essere “a portata di mano”, ma i pregiudizi impediscono che venga portata in campo: stiamo parlando della marijuana, normalmente considerata una droga ‘leggera’ da cui stare comunque alla larga, ma che in realtà possiede benefiche proprietà medicinali.

Lo sanno bene tutte quelle persone che, volendo promuovere dei nuovi trattamenti medici per i sieropositivi e i malati di HIV, sono in procinto di unire i vari aneddoti e gli studi scientifici atti ad aprire gli occhi sull’utilità dell’erba illegale (marijuana). Essa verrebbe coltivata localmente per venire in aiuto alle persone sieropositive. La lotta si svolge soprattutto nell’Africa australe, perché attualmente i 14 stati membri della SADC, Comunità di sviluppo della suddetta Nazione, hanno stabilito di considerare illegale coltivare, trasportare e possedere la maria. Chiunque si imbattesse in questa ‘pianta tossica’ dovrebbe sradicarla e consegnarla alle autorità.

Nonostante questa legge ed il controllo costante della polizia, nello Swaziland, ad esempio, si continua a far crescere l’erba in questione. Spesso gli agenti del posto hanno bruciato la marijuana ritrovata appiccando un gigantesco falò sotto l’osservazione dei media, tanto per far capire a tutti la linea di condotta da seguire.

Hannie Dlamini, dirigente dell’organizzazione di sostegno per l’AIDS nello Swaziland, si dichiara anche lei favorevole alla coltura locale dell’erba, quando essa è un mezzo per aiutare delle persone deboli sono affette da HIV. La Dlamini prima consigliava una medicina sintetica, il Marinol, che non causava alcuna influenza psichica. Ma nello Swaziland non si trova più ed altrove è molto caro. Per questo si sfrutta la maria, che in molti casi lì compare spontaneamente sulle montagne.

La resistenza all’impiego della marijuana si verifica perché, pur concependo una remota possibilità di utilizzo medico dell’erba, si teme forse che essa arrivi facilmente anche nelle mani di chi non ne ha certo bisogno per curarsi.

Ad ogni modo, i ricercatori medici impegnati su questo fronte chiedono la legalizzazione per uso esclusivamente medico, sottolineando l’importanza che potrebbe giocare nella conservazione di vite umane.

Quali sono effettivamente i molti vantaggi? Notizie dettagliate sono state fornite nel volume “SIDA Afrique: Continent en Crise” (AIDS (in) Africa: Continente in Crisi) pubblicato dall’ufficio di diffusione ed informazione sull’ AIDS in Africa australe. L’autore Helen Jackson riferisce che la marijuana, benché droga illegale, merita una considerazione particolare. Anche se l’uso eccessivo (per le persone che convivono con HIV e AIDS) dovrebbe essere evitato, la marijuana aiuta nel riposo, agisce come anticonvulsivo, riduce la nausea, stimola l’appetito e fa dunque guadagnare del peso. Quest’ultima voce è davvero importante perché i farmaci antiretrovirali causano spesso inappetenza e vomito, due agenti molesti che fanno perdere molti chili al malato, rendendo il suo fisico più debole e dunque meno adatto a beneficiare dei trattamenti. In certi paesi (citiamo i Paesi Bassi, il Canada, la California), la maria è prescritta legalmente per i malati di cancro e di Aids.

All’interno del libro si trova anche la testimonianza di un uomo sieropositivo. Egli racconta che, quand’era molto giovane e viveva nel Sud Africa, era convinto del pericolo costituito dalle droghe in genere e dalla dipendenza insita in esse. Ma questo avveniva quando non aveva ancora contratto l’HIV. Durante la cura invece, cominciando ad assumere grosse quantità della droga si è reso conto dei sorprendenti poteri nascosti in questo miscuglio d’erbe. L’esperienza della chemioterapia, delle numerose notti bianche, delle lunghe giornate passate senza cibo (perché l’avrebbe subito rigettato) sarebbe stata impossibile da tollerare senza questo provvidenziale aiuto.

Si schiera a favore della marijuana anche una ricerca condotta dallo Stato del New Mexico, che sostiene persino la superiorità dell’erba al miglior farmaco analgesico convenzionato disponibile, il Compazine.

Si unisce alla fila dei sostenitori il professor Lester Grinspoon dell’Università di Harvard, il quale ha dichiarato, in un intervento pubblicato nel giornale dell’ Associazione Medica Americana che la marijuana si distingue per la sua notevole sicurezza. Nessun decesso per overdose della stessa è ancora stato reso noto; ed essa crea sicuramente meno dipendenza di altri “farmaci” utilizzati nel mondo come rilassanti per i muscoli e come ipnotici ed analgesici.

Per concludere riferiamo che il giudice Francis L. Young, un consulente citato tramite l’Agenzia americana d’imposizione della droga, ha concluso, dopo due anni di esame sullo statuto legale della marijuana che questa, nella sua forma naturale, è una delle sostanze terapeutiche attive più sicure conosciute dall’uomo.