Caro farmaci, l’allarme di Sirchia

In aumento i farmaci a totale carico dei cittadini. A farne le spese, soprattutto i pensionati e le famiglie con bambini piccoli. Il ministro della salute convoca aziende e associazioni di categoria: «Riducete i prezzi»Girolamo Sirchia è categorico: bisogna ridurre il costo di quei medicinali che sono a totale carico dei cittadini e il cui incremento di prezzo appare eccessivo e ingiustificato. Un impegno che deve essere rispettato entro il prossimo 23 aprile. «Gli industriali – dichiara – devono spiegare che cosa li ha portati a simili decisioni. Si tratta di lievitazioni di prezzi oltre il possibile». L’«invito» è stato espresso dal ministro della salute in una lettera indirizzata alle aziende farmaceutiche e consegnata – nel corso di un incontro svoltosi ieri per mettere a punto un codice di autoregolamentazione – ai rappresentanti delle associazioni di categoria. Prima fra tutte la Farmindustria che passa, invece, al contrattacco: l’aumento dei farmaci di fascia C – quelli, appunto, a carico dei cittadini – è un fenomeno limitato. Meglio sarebbe sottolineare – secondo Farmindustria – come le medicine che sono invece a carico del sistema sanitario nazionale e che rappresentano il 70% del mercato, costano in Italia quasi il 15% in meno della media europea. Critici rispetto all’incontro, il tribunale per i diritti del Malato «Cittadinanzattiva» e il coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici: «Si tratta di un tema che non può essere considerato materia esclusiva di trattativa tra governo e aziende».

A lanciare l’allarme «caro farmaci» era stato ieri lo stesso Sirchia in un intervista rilasciata al Massaggero: i prezzi dei farmaci che i cittadini pagano in Italia di tasca propria sono più alti che nel resto dell’Europa. Si tratta di medicine di ampio consumo come aspirina, novalgina, un paio di sciroppi per calmare la tosse e creme antimicotiche. Un solo esempio: valutato per dose, il costo dell’aspirina in Italia è di 20 centesimi, di 15 in Spagna, di 11 in Germania e di 10 in Francia. Prendersi un’influenza in Italia costa – dunque – il doppio che in Francia. E a farne le spese – naturalmente – sono soprattutto gli anziani e le famiglie con bambini al di sotto dei 6 anni. Secondo una ricerca dell’Osservatorio Farmaci e Salute del movimento consumatori – per l’acquisto di farmaci di fascia C – un pensionato spenderebbe medialmente tra i 60 e gli 80 euro al mese (per tutto l’anno); tra i 100 e i 120 euro, ne spenderebbe invece una famiglia con bambini piccoli (ma solo nei mesi invernali). Lo conferebbero – secondo l’Osservatorio – i dati Osmed e quelli Cergas che denunciano un aumento vertiginoso della spesa destinata ai farmaci di fascia C. I cittadini italiani, solo lo scorso anno, hanno speso in medicine circa 1.168 miliardi di euro pari a 119 euro a testa. Impressionante, rispetto al 2002, il tasso di crescita che oscilla tra il 17,2 e il 17,5%.

Più contenuti ma non meno allarmanti i dati forniti dal ministero: la spesa pro-capite annua affrontata dai cittadini italiani per l’acquisto di farmaci di fascia C, sarebbe pari a 54,4 euro. Per quanto riguarda i pensionati sopra i 65 anni di età, lo stato coprirebbe l’80% delle spese mentre il restante 20% ricadrebbe per intero sulle spalle dei più anziani. Capitolo a parte le Regioni dove permane lo stato economico di crisi nonostante l’imposizione dei ticket su determinati farmaci. E i cui conti continuano, infatti, a non tornare.