Diritto alla salute o aggravio della pena?

Accolto l’appello della Consulta Nazionale del Volontariato per i problemi dell’Aids: 65 parlamentari presentano un’interpellanza sulle condizioni di vita e di salute delle persone sieropositive detenute. L’appello inviato qualche giorno fa a tutti i parlamentari e le parlamentari per chiedere maggiore attenzione alle condizione di vita e di salute in cui versano le persone sieropositive e con AIDS ristrette in carcere non è rimasto inascoltato. 65 parlamentari, primo firmatario Franco Grillini, hanno infatti presentato ieri una interpellanza al Ministro della Sanità e al Ministro di Giustizia per sapere quali iniziative e misure urgenti si intendano prendere per garantire a tutte le persone detenute il diritto alla cura e all’assistenza sanitaria durante la carcerazione e in particolare per garantire l’accesso e il mantenimento delle terapie antiretrovirali alle persone che ne hanno bisogno. Inoltre, i 65 parlamentari chiedono al Ministro della Giustizia quali misure urgenti intenda adottare per far sì che la legge sull’incompatibilità tra AIDS e carcere non rimanga lettera morta ma venga invece applicata con la massima estensione. «Da tempo – ha commentato Massimo Oldrini, rappresentante della LILA nella Consulta Nazionale del Volontariato per i problemi dell’AIDS – avevamo chiesto, come Consulta, che venissero affrontati in sede governativa e parlamentare questi problemi ma a tutt’oggi non c’è stato nessun intervento che abbia cercato almeno di migliorare la situazione». Nell’interpellanza si sottolinea anche il fatto che i fondi per la sanità carceraria, già carenti negli anni passati, sono stati ulteriormente decurtati del 20% con la finanziaria del 2003. «È assolutamente intollerabile – ha proseguito Oldrini – che la salute delle persone carcerate venga così scarsamente considerata. Questo ulteriore taglio dei fondi non potrà che produrre terribili conseguenze, che la detenzione, non garantendo un adeguato accesso alle terapie e la continuità terapeutica, porti con sé una condanna aggiuntiva più grave di quella comminata dal giudice.» Su queste premesse la LILA chiede che le Istituzioni competenti rispondano in fretta e con i fatti all’interpellanza presentata ieri. Qualche cosa si è mosso ma è ancora troppo poco.

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Anna Lia Guglielmi
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