VACCINO PER L’AIDS: ORA SI DEVE CAMBIARE! MA SARA’ POSSIBILE?

E’ un articolo su Science datato 5 Ottobre 2007, intitolato”Il fallimento di un vaccino promettente sull’AIDS fa traballare il settore” che ci aiuta a fare importanti riflessioni. Quali e quanti sono gli interessi in questo campo? Sono presenti molte ombre, che continuano a rimanere… – Di Simone Marcotullio – anteprima di Delta n. 38Partiamo da alcuni luoghi comuni. “Il vaccino sull’AIDS esiste già, non lo mettono in commercio perché fa gioco l’utilizzo di farmaci costosi!” Oppure:“Non conviene a nessuno trovare un vaccino per l’AIDS”. Affermazioni che nascondono, nella popolazione generale o in quella affetta da HIV, un profondo malessere. “Ma è possibile che ancora non si sia scoperto un vaccino per l’AIDS?” Incredulità, disappunto e …sospetto.

Francamente è imbarazzante rispondere a queste persone. Chi vi scrive, talvolta, ascolta in silenzio, ed anche un po’ divertito, tutte le osservazioni sul tema. Sta di fatto, però, che questo vaccino non si trova. Questa è una realtà.


Un po’ di storia recente

2004 – Fallimento completo dei primi grandi studi su umani di fase III (migliaia di pazienti) basati sul candidato vaccinale AIDSVAX, in co-sviluppo con il National Institute of Health (NIH – USA). La strategia utilizzata strategia utilizzata mirava a stimolare anticorpi neutralizzanti di superficie dell’HIV-1. Nonostante una sonora batosta, altri studi basati sulla stessa strategia continuano ad essere finanziati e promossi dagli USA. Inoltre, è proprio di qualche giorno fa la riconferma di finanziamenti su queste strategie ad industrie collegate all’NIH.

21 Settembre 2007 – FERMATI GLI STUDI DEL VACCINO ANTI HIV/AIDS DELLA MERCK – COSPONSORIZZATI DA NIH – “Non efficace”. Questa è la ragione dell’interruzione dello studio STEP dell’azienda farmaceutica Merck e del National Institute of Health, che voleva verificare appunto l’efficacia del candidato vaccinale su 3000 persone senza HIV. Come conseguenza, anche l’interruzione di un altro studio di fase II (chiamato Phambili) e due studi di fase I con lo stesso composto. Il candidato vaccinale della Merck era un misto di 3 componenti, ognuno dei quali era fatto da una versione indebolita del virus “adenovirus 5” che serviva come portatore o vettore di 3 geni di HIV, ossia gag, pol, nef.

5 Ottobre 2007 – Altri studi basati su strategie concettuali simili (ad esempio quelli del Vaccine Institute dell’NIH e quelli dello IAVI, sia in USA che in Africa) saranno rallentati. Si deve fare un passo indietro. Era tutto pronto per sperimentare su centinaia/migliaia di persone, ma la batosta è stata troppo grossa. Candidati vaccinali che “odorano” di similitudini concettuali simili sono in bilico: IAVI, NIH, i “guru” americani (Antony Fauci, Gary Nabel, Peggy Johnston, Seth Berkley, ecc…) stanno passando, come si suol dire, “un brutto quarto d’ora”.

Le profonde ragioni del terremoto

Ciò che si adombra, non è solo il fatto che l’utilizzo del vettore adenovirus sia “non appropriato”, ma addirittura che quanto sia successo sia un “errore forte” nell’approccio “T-cell mediato”, indipendentemente dal vettore portatore di geni di HIV che si utilizza. La stimolazione di linfociti T specifici, indipendentemente dai geni di HIV chiamati in causa, non è la strada. Ma come? Non si poteva proprio prevedere tutto questo? Abbiamo visto moltissime presentazioni scientifiche sui dati pre-clinici (sulla scimmia) che mostravano “ipotetiche stime di protezione” attorno al 50-70%. Ricordo ancora che qualche anno fa gli attivisti (ed anche i clinici) si preoccupavano del fatto che presto sarebbe stato in commercio un vaccino “parzialmente protettivo”. Come comportarsi? Cosa fare? Quali implicazioni per le politiche di prevenzione? Accettare? Respingere? Dove commercializzare? Queste erano le domande a cui bisognava rispondere. Il paragone dell’esplorazione dello spazio, a me caro, ci viene in aiuto. Subito dopo l’allunaggio, già si pensava a come organizzare le città lunari. Geometri ed ingegneri al lavoro…quali strade? Quali città? Le costruiremo di qua, verso la terra, o di là, verso il sole? Oggi, dopo molti anni, questo tema è trattato solo nei filmini di fantascienza…


I problemi del modello animale e dei test

Quindi la domanda chiave: come mai siamo passati a “zero%” di efficacia nell’uomo? Bisogna rifletterci. Il modello animale, che proponeva un 50-70% di protezione, è completamente sbagliato? Se sì (come sembra), verso dove dirigersi e perché è sbagliato?

L’articolo citato in premessa sorprendentemente ripesca ancora “vecchie teorie”. Si continua ad “errare nell’errore”, e questo è gravissimo. Nello specifico: bisogna ancora insistere sul modello del “virus SIV” (versione della scimmia dell’HIV) dopo tutto quello che è successo? Non è ora di andare oltre? Nulla abbiamo imparato? Un altro concetto importante: ci sono modelli animali della patologia (scimmie, cioè i primati non umani) in cui, nonostante la presenza di “carica virale”, non esiste alterazione del sistema immunologico, ossia non c’è malattia. Non è forse ora, dunque, di cambiare end-point direzionandosi sul CD4 e/o sul sistema immunitario? In fondo…le terapie antivirali oggi presenti abbattono sì la viremia plasmatica, ma l’obiettivo “vero” non è forse quello di ristabilire una corretta, o quantomeno compensata, funzione del sistema immunitario del paziente? Infatti, quando si inizia la terapia? Quando i CD4 si abbassano sotto una soglia limite…

Un ulteriore aspetto: i test immunologici. Qualcuno oggi è in grado di dire, con certezza matematica, quali siano i test corretti da valutare durante una vaccinazione? Non è forse vero che il vero “correlato di protezione da cercare” è la “protezione stessa”? Forse sarebbe scientificamente più lungimirante perseguire questo obiettivo e poi, tornando indietro, capire il perché c’è protezione (nel caso ci sia)…visto l’accaduto.


Verso dove andare?

Ecco, dunque, un tentativo di risposta: per testare l’efficacia di un candidato vaccinale il modello animale sembra non essere un buon modello, per la sicurezza invece probabilmente lo è. Tuttavia, bisognerebbe capovolgere il suo utilizzo per comprendere bene certi aspetti e non continuare a perpetrare ipotesi basate su nessi di “causalità” [causa-effetto] non esistenti e oramai, francamente malfondate, visto quello che è accaduto.

Ci si rende solo ora drammaticamente conto di qualche cosa di molto pericoloso: la prova di efficacia va fatta sull’uomo e la dimensione degli studi deve essere tale da minimizzare il rapporto costi-rischi. Alla faccia della scienza dell’epidemiologia, che vorrebbe studi “grandi, perfetti, belli, statisticamente consoni!” Ma purtroppo è così: l’AIDS, anche in questo, proprio nel metodo, rivoluziona il pensiero scientifico corrente. Bisogna quindi trovare algoritmi in grado di prevedere, con ragionevole certezza, da studi su 100/200 volontari, cosa verosimilmente potrebbe accadere in termini di efficacia. La cosiddetta “prova di efficacia” (proof of concept) deve arretrare un po’. 1000 volontari sono tanti: troppe risorse, poche certezze, troppi rischi.


Forti investimenti in strategie “fotocopia”

“Ma, in fondo, bisognava provare…”. E’ il metodo scientifico che ci dice questo. Tuttavia dagli errori bisognerebbe imparare. Ma quanto sta accadendo (il terremoto) è testimonianza della malafede. Come mai tutte le strategie USA sono in bilico e stanno traballando, se, in fondo, è fallito solo uno studio? Risposta (scioccante): perché il 100% delle risorse della ricerca in questo settore è stato investito in strategie “fotocopia”. Questo è un errore imperdonabile…che, in un mondo scientificamente neutro, dovrebbe fare saltare tante teste. E, dall’articolo citato in premessa, tutto questo sembra continuare. Non si considera l’idea di andare oltre. Questo stesso errore non dovrebbe essere ripetuto dalla Commissione Europea, si spera. Ma sarà così? E nel frattempo, la gente continua a contagiarsi.

Chi vi scrive non vuole prendere posizione su strategie alternative, tra cui quella italiana, che stanno per entrare in fasi di sperimentazione successive alla I e di cui si fa un “inspiegabile” silenzio. Ma il vero obbiettivo qual è? Non è forse quello di trovare un vaccino? Tante strategie molto differenti tra loro hanno dato risultati molto promettenti sul modello animale. Perché si è deliberatamente scelto di iperfinanziare solo alcune strategie e addirittura boicottarne fortemente altre? L’accusa di un “cartello USA” è dunque d’obbligo. Sarebbe stato molto più giusto dire: abbiamo varie ipotesi, andiamo ad indagarle. Questo non è accaduto.

E’ dunque necessario iniziare a sostenere quelle strategie che, pian piano, umilmente, senza sbandieramenti, con pochi soldini, iniziano studi importanti. Siamo ad un punto in cui per comprendere la problematica e contribuire alla soluzione non esiste la strada maestra.


Il silenzio degli innocenti?

L’accusa al mondo dell’attivismo, soprattutto USA, è d’obbligo. Un attivista dovrebbe, con senso critico, essere una voce neutra ed equa su queste questioni. E’ stato molto facile in passato scagliarsi su quella o quell’altra azienda farmaceutica per lo sviluppo dei farmaci anti-AIDS. Perché è difficile prendere una posizione sullo sviluppo di un vaccino anti-AIDS? Non c’è la pretesa che gli attivisti comprendano i dettagli scientifici molto complessi di questo settore. Tuttavia, il buon senso di dire:”proviamo varie strade” ci sarebbe dovuto essere. E questo non c’è stato. Forse che, orbitare vicino alle stelle del firmamento scientifico americano abbia fatto perdere l’identità agli attivisti? La connivenza tra controllore e controllato è imperdonabile.